Signor Presidente Sergio Mattarella,
sono trascorsi quattordici mesi da quando ha firmato il decreto legge in materia di sicurezza e immigrazione dell’ottobre 2018, con l’invio contestuale di una lettera al Presidente del Consiglio contenente alcune osservazioni. E sono passati quattro mesi dalla conversione del decreto sicurezza bis, accompagnata da una nuova lettera ai Presidenti di Senato, Camera e Consiglio dei Ministri con la segnalazione di «rilevanti perplessità» su alcuni punti della norma e la conseguente richiesta di un nuovo intervento normativo.

I due provvedimenti, tuttavia, non sono stati ancora modificati e né Parlamento né Governo sono intervenuti a correggere le parti che Lei ha chiesto di modificare, nonostante evidenti e pesanti siano le conseguenze di tale inerzia sui nostri territori.

Eppure, Signor Presidente, Lei ha indicato chiaramente la direzione verso cui tendere, rimarcando l’intangibilità di alcuni diritti che sono garantiti dalla Costituzione: in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia.

In merito alla cancellazione della protezione umanitaria, Lei ha voluto rimarcare che nel nostro Paese è garantito il diritto d’asilo, strettamente legato all’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana. Riguardo alla messa sotto accusa del soccorso in mare e delle organizzazioni impegnate a salvare vite umane nel Mediterraneo, ha ricordato che nessun decreto può prescindere dalla Costituzione e da quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia: l’obbligo dei naviganti di salvare i naufraghi è prioritario e nessun divieto può essere disposto se travalica gli obblighi internazionali.

Sullo sfondo rimane la questione migratoria, fenomeno epocale che va governato e che non si può far finta di rimuovere – come Lei stesso ha sottolineato – e rimane la Libia, Paese in guerra, a cui la comunità internazionale non riesce a offrire soluzioni: aumentano ogni giorno di più il caos, le violenze e le sofferenze dei cittadini libici e dei tanti migranti lì bloccati, rinchiusi nei centri di detenzione in condizioni terribili, come anche i recenti rapporti delle Nazioni unite testimoniano.

Nonostante tale drammatica acclarata situazione, l’Italia e l’Unione europea continuano a supportare alcuni corpi militari libici affinché impediscano ai migranti di raggiungere le nostre coste per poi essere nuovamente rinchiusi in condizioni inaccettabili in piena violazione degli obblighi internazionali, a partire dalla Convenzione di Ginevra e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, oltre che, ancora, della nostra Costituzione. Per tali ragioni crediamo che si debba sospendere il memorandum del 2017 con la Libia, prima della scadenza del prossimo febbraio.

In questi mesi, inascoltati, abbiamo tentato in ogni modo di supportare le richieste che Lei ha formulato. Sappiamo tuttavia che tutto questo non diverrà possibile senza un Suo nuovo autorevole intervento. Per questo auspichiamo, Signor Presidente, che, durante il Suo messaggio di fine anno agli italiani e con un messaggio alle Camere, Lei possa ribadire la necessità dell’intervento di Governo e Parlamento sui decreti «sicurezza» per far rientrare quanto prima il Paese nella legalità costituzionale e nel rispetto degli obblighi internazionali.

Sarebbe inoltre un segnale importante in tal senso, dedicare un passaggio alla situazione libica e alla necessità di arrivare al più presto a soluzioni che consentano a quel Paese di trovare finalmente una stabilità e mettere fine alle violenze cui sono sottoposte le migliaia di persone rinchiuse in condizioni disumane, richiamando al contempo al rispetto dei diritti inviolabili di ogni essere umano, come sancito dalle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia.

Confidando nella Sua attenzione, Le porgiamo i nostri più sentiti e cordiali saluti.

Sottoscrivi la lettera al Presidente Mattarella su:
radicali.it/presidente

* Gli autori sono, rispettivamente: segretario, tesoriere e presidente di Radicali italiani