La questione ambientale è cosa seria e i rifiuti ne sono un pezzo consistente. Anche per questo penso che non si debba sottovalutare lo scontro aperto da Fico nella maggioranza di governo. Sugli inceneritori e, ancor più, contro il randello salviniano verso i centri sociali. Ma qui cominciano le domande che, se anche resteranno senza risposta, continueranno ad avere una loro consistenza, quanto meno sul piano dell’analisi politica.

Perché c’è un nesso non occasionale tra l’affondo di Salvini sugli inceneritori e sui centri sociali, e il resto della sua politica, a cominciare dai migranti. E Fico dovrebbe dire che quella strategia esiste solo perché il M5S la fa esistere, mettendo a disposizione i suoi parlamentari. Il rischio è che con gli inceneritori potrebbe finire come con i condoni o con la Tav; o con la Tap (oggi ancor più insostenibile, dopo l’indagine della magistratura sull’inquinamento delle falde). Tutti sappiamo leggere i segni, certo; a cominciare dai dissenzienti sul decreto salutato comicamente da Toninelli e passato coi voti di Forza Italia. Ma i segni, se non disegnano un’altra strategia, se non traggono conseguenze chiare, coprono solo le vergogne, non arrestano alcuna deriva; anzi, finiscono col legittimarla.

Credo sia lecito fare domande, per chi pensa ancora, pur essendo all’opposizione, che il M5S sia molte cose e molte anime, ma continua a veder dominare la peggiore. È lecito chiedersi se, da qui alle europee, i 5 Stelle assisteranno ancora – timorosi e giustificatori – ad un’ulteriore offensiva leghista, verso quel poco che resta della loro originaria spinta a rigenerare la democrazia italiana; ad un progressivo ricompattamento della destra ed alla «vocazione maggioritaria» della Lega; fino a che saranno così elettoralmente insignificanti da essere sostituiti? Che di tatticismi si muoia, nessuno meglio di chi sta a sinistra può saperlo; ma proprio per questo, viene naturale chiedersi e chiedere a Fico se non sia il caso di aprire una riflessione esplicita, nel suo Movimento, su dove voglia andare, se non sia la mancanza di identità a far sì che si finisca per assumere quella degli altri; è accaduto al Pd, accade al M5S.

È lecito, in sintesi, ricordare al presidente della Camera, un verso saggio di Francesco Guccini (parole che, in verità, dovremmo ricordare anche a sinistra, soprattutto quella parte che ancora guarda al Pd, per giunta dal buco della serratura): «Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà». Bisognerebbe meditarle in fretta quelle parole, perché la democrazia italiana forse non è moribonda ma certo è messa tanto male; e l’unico cambiamento che si vede all’orizzonte è un cambiamento di regime. Chi di voi, con la forza che ancora esprimete, ricorda e ha preso sul serio le ragioni del vostro inizio, non può far finta di non sentire il peso della responsabilità, nascondersi dietro l’alibi – da Prima Repubblica – della governabilità.