Il tempo non è ancora scaduto ma ne resta poco; la prescrizione rischia di diventare la pietra di inciampo di un governo già parecchio zoppicante. Malgrado i 5 Stelle stiano facendo muro alle richieste del Pd, il Pd ha deciso di rinviare la resa dei conti, votando ieri alla camera contro la concessione dell’urgenza a un disegno di legge che pure condivide. Lo ha presentato il deputato di Forza Italia Conte, è composto da un solo articolo e avrebbe cancellato la riforma approvata sotto il Conte uno, quella che abolisce la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Quella che per il Pd (e per gli altri partiti della maggioranza, grillini esclusi, come per gli avvocati penalisti e la maggioranza dei giuristi) renderà indefiniti ed eterni i tempi dei processi.

ANCHE I RENZIANI hanno evitato di affondare il colpo che avrebbe ammazzato la maggioranza, uscendo dall’aula hanno mandato un messaggio più esplicito di quello del Pd. Iv ha anche incontrato il presidente del Consiglio e gli ha detto che, urgenza o non urgenza, è pronta a votare il disegno di legge del forzista Costa quando arriverà in commissione. Potrebbe essere troppo tardi: nell’affollato calendario di fine anno sarà facile per i 5 Stelle rinviarne l’esame al 2020, quando la riforma della prescrizione sarà già entrata in vigore. Così infatti pronostica Di Maio, che non ha scrupoli nel provocare l’alleato dem: «La prescrizione dal primo gennaio sarà legge, sono in piena sintonia con Conte. Se il Pd presenta una sua proposta sulla prescrizione vuole dire che intende votarla con Salvini e Berlusconi, saremmo al Nazareno 2.0, non mi pare possibile».

UN PO’ DI VELENO in cambio del gesto di disponibilità del Pd e non votare l’urgenza al disegno di legge Costa. E una porta in faccia al nuovo ultimatum di Zingaretti, che poco prima aveva spiegato che «senza un accordo nei prossimi giorni il Pd presenterà una sua proposta di legge sulla prescrizione». È un po’ la mossa della disperazione di fronte all’asse tra Bonafede e Conte. Ministro e presidente del Consiglio sono in minoranza nella maggioranza e in tutto il parlamento, ma hanno l’appoggio di buona parte della magistratura associata, in testa la corrente di Davigo. L’avvocatura penale sta invece di nuovo scioperando contro la riforma della prescrizione e ha in corso una maratona oratoria di protesta.
Mossa della disperazione, quella del Pd, perché il disegno di legge con il quale proporrà la «prescrizione processuale», vale a dire una durata massima dei gradi di appello e cassazione dopo la quale il reato si estingue in ogni caso, presuppone il via libera al resto della legge delega di riforma del processo penale. Quella che il ministro Bonafede ha annunciato per fine anno e che dovrebbe, nelle intenzioni, abbreviare la durata dei processi, e che i dem stanno tenendo ferma proprio per il braccio di ferro sulla prescrizione. La nuova strategia del partito di Zingaretti, messa a punto ieri mattina in un’assemblea dei deputati, passa per la richiesta di discutere la loro proposta di legge in abbinata con la riforma di Bonafede. Due i punti deboli: intanto la riforma della prescrizione partirebbe ugualmente il primo gennaio (vero è che non produrrà effetti se non dopo qualche anno, ma introdurre un regime di prescrizione destinato a essere corretto significa moltiplicare il caos). E poi la discussione in abbinata non è automatica e viene decisa dal presidente della commissione ed eventualmente dal presidente dell’assemblea. Dunque non è affatto scontata se, com’è probabile, Bonafede vorrà far partire la riforma del processo penale dalla camera dove le due postazioni chiave sono entrambe in mano ai 5 Stelle.

IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA non ha mancato di far conoscere subito la sua contrarietà anche a quest’ultima soluzione del Pd, «un passo indietro» rispetto all’abolizione della prescrizione che i 5 Stelle considerano addirittura «una norma di civiltà». Mentre per il Pd è semplicemente «incostituzionale». Dal Nazareno si assicura che il partito è «fermo» nella decisione di non sentirsi legato alla riforma approvata dalla precedente maggioranza gialloverde. E si moltiplicano gli appelli a Conte perché trovi una mediazione. Ma Conte fin qui ha coperto totalmente Bonafede. Anche presidente del Consiglio e ministro della giustizia, in effetti, sono quelli della maggioranza precedente.