Se è un «gioco», come lo ha chiamato Matteo Renzi, è sicuramente un grattacapo. Innanzitutto per il premier che, se davvero vuole «cambiare le regole del gioco sulla prescrizione», come ha detto ieri dopo la sentenza-choc sull’Eternit, dovrà ora convincere gli alleati del centrodestra e lo stesso Silvio Berlusconi ad azzerare quella legge ex Cirielli del 2005 che non a caso si è guadagnata l’appellativo di «salva Previti». Ça va sans dire, è un grattacapo però anche per il Parlamento che finora, malgrado i due diversi ddl depositati alla Camera e al Senato, e malgrado da anni si discuta dell’urgente necessità, sottolineata anche dalla corte di Strasburgo, nulla ha prodotto.

Paradossalmente ieri si è aperto perfino un conflitto di attribuzione tra le commissioni Giustizia delle due camere risolto poi dai presidenti Boldrini e Grasso: ad occuparsi del tema per primi saranno i deputati. Perché, hanno stabilito insieme i due presidenti, la commissione presieduta da Donatella Ferranti aveva iniziato a esaminare i progetti di legge sulla prescrizione il 28 maggio scorso, ben prima di Palazzo Madama.

Ora Ferranti, che intende «procedere con rapidità», si aspetta però che il governo presenti a Montecitorio  «il disegno di legge già approvato dal consiglio dei ministri il 29 agosto», in modo da poter giungere a breve ad un testo unificato per la discussione. E il Guardasigilli Orlando ha assicurato ieri che lo presenterà già la prossima settimana. La deputata Pd insiste però anche perché «sia approvato pure il testo sugli ecoreati che alla Camera abbiamo licenziato a fine febbraio. Un testo che non solo prevede pene severe per delitti specifici come il disastro e l’inquinamento ambientale ma che raddoppia anche i termini di prescrizione. Auspico che al Senato il provvedimento sia portato in aula entro il mese di dicembre».

Sulla questione da tempo si interrogano magistrati e avvocati. Entrambi si augurano che la politica non segua le «sollecitazioni della cronaca» e «l’emozione collettiva». Se davvero si vuole una giustizia giusta, «occorre che l’istituto della prescrizione non venga stravolto», sottolinea l’Unione delle camere penali. Mentre l’Anm ricorda di aver già fatto presente al governo «come fosse inadeguato un intervento limitato solo a sospendere la prescrizione per due anni in appello e di uno in Cassazione, perché non destruttura la ex Cirielli. E quando c’è stata la riforma della corruzione con la legge Severino abbiamo ricordato che il Consiglio d’Europa aveva già richiamato l’Italia sulla necessità di intervenire sulla prescrizione».

Infatti per effetto della ex Cirielli, che a mo’ di compensazione per la riduzione dei termini di prescrizione ha stabilito l’eccezione per i recidivi – con il risultato di aver inzeppato le carceri di piccoli spacciatori e criminali comuni, e di aver creato il fenomeno delle “porte girevoli” – e per gli ultrasettantenni in determinate condizioni (fu questa la norma che salvò dal carcere Cesare Previti), i tempi oltre i quali non si può più essere condannati corrispondono al limite massimo della pena edittale prevista per ogni singolo reato.

Va ricordato che, appena venti giorni dopo la promulgazione della «salva Previti», proprio per riparare ad alcuni evidenti errori grossolani della legge, il governo Berlusconi inserì in corsa, nel decreto sulle Olimpiadi invernali, la Fini-Giovanardi. La Corte costituzionale, però, oltre ad azzerare le norme sulle droghe, ha già smontato anche la ex Cirielli in molte sue parti, soprattutto per quanto riguarda appunto i recidivi.

Di tutto questo però non tengono affatto conto le tante proposte, come quella del M5S o di Ingroia, che chiedono di interrompere definitivamente la prescrizione dopo la sentenza di primo grado.