La lite sale di tono ma si comincia a intravedere la via per uscire dall’angolo in cui lo scontro sulla giustizia ha infilato la maggioranza di governo. Il presidente del Consiglio assicura che «c’è un tavolo al lavoro e arriveremo a una soluzione tecnica che terrà insieme l’esigenza di far concludere il processo» senza prescrizione con «un sistema di garanzia che assicuri una durata ragionevole del processo». Ma quel tavolo non si riunisce da due settimane e ancora ieri Di Maio e Di Battista hanno fatto a gara nel respingere ogni ipotesi di mediazione con gli altri partiti della maggioranza, più o meno uniti contro la nuova disciplina della prescrizione introdotta un anno fa da Lega e 5 Stelle e che dal primo gennaio diventerà la regola nei tribunali italiani. Il Pd, anche aderendo alle proteste degli avvocati penalisti, conferma l’intenzione di non cedere alle «provocazioni» dei 5 Stelle e aggiunge chiari segni di insofferenza: «La corda si sta spezzando», «la pazienza non è infinita». Ma ha già spostato lo scontro dal disegno di legge delega Bonafede di riforma del processo penale, quello che dovrebbe accelerare i tempi della giustizia, e dal disegno di legge Costa, quello che cancella del tutto la riforma grillina della prescrizione, a una nuova proposta che il partito metterà in campo entro fine anno e di cui chiederà l’esame in abbinamento alla riforma Bonafede.

Non è detto che riuscirà a ottenerlo. In ogni caso il confronto – molto duro – tra le opposte visioni dei 5 Stelle e di Pd, Leu e Iv è destinato a spostarsi dalla cancellazione della prescrizione dopo il processo di primo grado – a questo punto inevitabile visto che il primo gennaio sarà applicabile quanto previsto dalla legge “spazzacorrotti” approvata da Lega e M5S – ai rimedi da mettere in campo per evitare che questa riforma («incostituzionale» per il Pd) produca il prevedibile effetto di allungare i gradi successivi di giudizio. Condannando, visto che non ci sarà più la prescrizione a dettare i tempi delle udienze, anche chi è stato assolto in prima istanza alla pena di un processo infinito. Lo schema che rischia di ripetersi è un po’ quello del taglio dei parlamentari, non a caso altra legge bandiera dei grillini, votata anche dal resto della maggioranza che adesso sta cercando di approvare qualche «rimedio».

Mentre Di Maio e Di Battista si esaltano a vicenda – «la nostra riforma dal primo gennaio diventa legge, su questo non discutiamo», «bene Luigi, la prescrizione sarà bloccata punto» – Conte e Bonafede insistono sulla necessità di «lavorare sulla ragionevole durata del processo», principio costituzionale nella maggioranza dei casi inapplicato. Il punto è che le proposte che ha fatto Bonafede sono giudicate del tutto insufficienti dagli alleati. Le idee del ministro, in effetti, contenevano la rassegnazione a tempi lunghi dei processi, prevedendo o una corsia preferenziale per gli assolti in primo grado (con danni a tutto il resto del sistema) o un indennizzo, alla fine, per i casi più clamorosi di giustizia lumaca.
Anche Pd, Iv e Leu condividono con i 5 Stelle che la prescrizione è una patologia del processo e che bisogna accorciare i tempi della giustizia, ma la riforma Bonafede non fa che resuscitare le soluzioni che circolano da anni (soprattutto in tema di notifiche) mentre solo la cancellazione del rito abbreviato per i reati più gravi che hanno approvato Lega 5 Stelle qualche mese fa è in grado di annullare qualsiasi beneficio. Dove la maggioranza è divisa è su cosa fare se appello e Cassazione sforano la durata «ragionevole». Bonafede si limita a prevedere sanzioni per i magistrati e indennizzi, Pd, Iv e Leu insistono per la «prescrizione processuale» che ha lo stesso effetto di estinguere il reato.

Incalzato da Italia viva – «se l’alternativa è tra prescrizione o morte, allora morte», ha detto il senatore Faraone – il Pd continua ad affidarsi a Conte per la mediazione. Ed è probabile che ripeterà la richiesta oggi, quando in Consiglio dei ministri arriverà la legge delega di riforma del processo civile, sulla quale invece c’è accordo. «Se Bonafede non ha nuove proposte le faremo noi», ha detto il vice segretario del Pd Orlando. Proposte che in parlamento, con la destra, avrebbero senz’altro la maggioranza. Ma solo dopo che la nuova prescrizione sarà entrata in vigore. Oltre a una probabile crisi di governo, allora, questo esito può portare all’introduzione di due diversi regimi nel processo penale. Altro che semplificazione.