Questa mattina sulla prescrizione si terrà un presidio organizzato da +Europa, Radicali italiani e da Azione (la formazione di Calenda) che contestano l’entrata in vigore della riforma voluta dai 5 Stelle e firmata dal ministro della giustizia Bonafede. Niente più. Perché il vertice di maggioranza per cercare un’intesa sulla giustizia tra i grillini e gli altri partiti della maggioranza, tutti schierati contro la riforma, che era previsto per oggi, è invece slittato a giovedì. Segno evidente che i giallo-rossi sono ancora in alto mare sull’argomento. Il presidio di contestazione però resta, è convocato alle 11.30 davanti a Montecitorio, anche se non c’è più l’incontro politico che lo aveva giustificato.

Quando, qualche giorno prima di natale, a palazzo Chigi l’ultimo vertice di maggioranza sulla prescrizione aveva registrato l’ennesimo fallimento, il ministro Bonafede aveva salutato tutti dando appuntamento a dopo le feste, ad oggi appunto. Ben contento che nel frattempo la sua riforma sarebbe entrata in vigore. Dal primo gennaio infatti la prescrizione si interrompe definitivamente dopo la sentenza di primo grado, che sia di condanna o di assoluzione. E poco importa che si tratti di una riforma sia inefficace – perché la grande maggioranza dei casi di prescrizione si registra nella fase delle indagini preliminari o durante il processo di primo grado – e che sia pericolosa – perché in questo modo dopo il primo grado non ci sarà più limite alla durata dei processi, con il rischio di condannare gli imputati a restare in terno presunti colpevoli (o presunti innocenti). Ai 5 Stelle importa solo incassare una riforma «epocale» anche se per i loro alleati è addirittura «incostituzionale».

Il Pd, all’epoca, aveva protestato per questo rinvio a oggi, chiedendo un appuntamento entro la fine del 2019 in modo da dare almeno l’impressione che si volesse rimediare prima dell’entrata in vigore della riforma. I dem propongono una sorta di «prescrizione processuale», che salva la riforma Bonafede ma aggiunge una clausola di sicurezza in base alla quale se il processo di appello dura troppo (oltre due anni e mezzo) o dura troppo il giudizio in Cassazione (oltre un anno) il reato si prescrive ugualmente. I renziani addirittura avevano annunciato che non avrebbero partecipato a riunioni tardive, perché inutili. Invece è arrivata la notizia che il vertice è slittato in avanti, a giovedì. Ufficialmente per lasciare Conte libero di dedicarsi alle emergenze di politica estera. In realtà perché l’accordo sulla giustizia non c’è.

Ma intanto alla riapertura dei lavori a Montecitorio, mercoledì, Forza Italia chiederà di accelerare la votazione del suo disegno di legge con il quale la riforma Bonafede viene cancellata. E se il Pd da tempo va dicendo che non cadrà nella provocazione – malgrado con quel disegno di legge non si faccia altro che riportare in vigore proprio le regole sulla prescrizione scritte dall’ex guardasigilli Pd Orlando – i renziani di Italia viva hanno dichiarato di essere pronti a votare con il centrodestra in caso di mancato accordo nella maggioranza. Seppure con due giorni di ritardo, il gennaio caldo del governo sta per iniziare. E subito dopo la giustizia toccherà alla legge elettorale.