La giustizia li divide da mesi nelle dichiarazioni pubbliche e nelle litigate ai tavoli di maggioranza, ieri pomeriggio i partiti di governo si sono spaccati anche nel voto in parlamento sulla prescrizione. La seconda commissione della camera ha approvato un emendamento dei 5 Stelle che sopprime la proposta di legge di Forza Italia, che a sua volta voleva cancellare la riforma Bonafede della prescrizione. Per cui la nuova norma, in vigore dal primo gennaio, in base alla quale dopo la sentenza di primo grado, assoluzione o condanna che sia, i reati non si prescrivono più e non c’è limite alla durata dei processi, è salva. A salvarla ci hanno pensato, votando l’emendamento grillino, i 5 Stelle, il Pd e Leu. Che però hanno avuto bisogno del voto decisivo della presidente della commissione giustizia, Businarolo (5 Stelle), quando per prassi chi guida la commissione si astiene dal voto. Prassi violata ed emendamento soppressivo approvato 23 voti contro 22, mentre Italia viva ha votato con le opposizioni. Lo stato maggiore renziano e Renzi stesso sono corsi ad attaccare il Pd «schiacciato sul giustizialismo 5 Stelle», ricevendo in cambio l’accusa di intelligenza con il nemico leghista e le sue posizioni «strumentali».

Per il Pd si è trattato di un sacrificio pesante in nome della tenuta della maggioranza e del governo. I democratici hanno dovuto votare per difendere una riforma che i 5 Stelle hanno approvato con la Lega e che considerano dal primo giorno incostituzionale, tanto da aver anche loro in passato tentato la via della soppressione. D’altra parte la Lega, che oggi cerca di presentarsi come paladina dei diritti degli imputati, è il partito del salviniano «marcire in galera» e questa riforma della prescrizione l’ha votata giusto un anno fa. Infine Italia viva, che ieri si è voluta distinguere, ha partecipato ai tavoli di maggioranza sulla giustizia dai quali è venuto fuori, la settimana scorsa, l’impegno di Bonafede di correggere la norma appena entrata in vigore, differenziando almeno tra condannati e assolti in primo grado. Il ministro ha anche promesso di portare finalmente il suo disegno di legge delega di riforma del processo penale, con dentro novità in grado di accelerare la durata dei processi – e quindi contenere il rischio di processi eterni in assenza di prescrizione – al primo consiglio dei ministri utile. O almeno al secondo. Ragione per cui il Pd ha accompagnato il suo «sacrificio» di ieri con un nuovo ultimatum. «Ci aspettiamo, anzi siamo certi che a breve, e in particolare prima che la proposta di Forza Italia giunga in aula, gli accordi presi saranno concretizzati in atti e proposte di legge conseguenti», ha detto il capogruppo dem in commissione giustizia, Bazoli. Perché malgrado l’approvazione dell’emendamento soppressivo, il disegno di legge di Forza Italia arriverà in aula alla camera il prossimo 27 gennaio, senza relatore (dovrà presentarlo proprio la presidente Businarolo che lo ha affondato).

La spaccatura della maggioranza quindi potrebbe ripresentarsi in aula. Italia viva è scettica anche sulla mediazione che il ministro deve mettere nero su bianco: prescrizione cancellata dopo il primo grado di giudizio solo per i condannati. Gli assolti potranno contare sulla «prescrizione processuale», vale a dire che appello e Cassazione non potranno superare una durata massima. Il 28 gennaio, poi, Bonafede non potrà evitare l’argomento nella sua relazione con la quale tradizionalmente si apre l’anno giudiziario davanti alla camera. Fuori ci saranno gli avvocati penalisti che, contrarissimi al nuovo regime della prescrizione e anche alla distinzione tra assolti e condannati in primo grado, hanno convocato una manifestazione di protesta.