L’automobile di Matteo Renzi e quella dove viaggia il resto del governo corrono l’una contro l’altra, nessuno vuole sterzare per primo. Italia viva anzi accelera, e insiste con la minaccia di una mozione di sfiducia contro il ministro Bonafede. 5 Stelle, Pd e Leu replicano con un altro colpo di gas: sarebbe, dichiarano, una sfiducia a tutto il governo. Intanto però è proprio l’esecutivo a essere in difficoltà nel mettere a punto lo strumento tecnico per tradurre in legge l’accordo a tre sul «lodo Conte bis», quello in base al quale la riforma della prescrizione che è in vigore da 40 giorni dovrebbe essere corretta. E per essere corretta, sospesa.

TRAMONTATA ALMENO in prima battuta l’ipotesi di un decreto legge e quindi di un Consiglio dei ministri straordinario sulla giustizia, entrambi annunci di giovedì scorso del ministro Guardasigilli, non nuovo a eccessi di ottimismo, si sta dimostrando più difficile del previsto anche la strada di inserire la riforma della riforma nel decreto milleproroghe. Decreto che si trascina lentamente nelle commissioni della camera da ormai due settimane, avvicinandosi pericolosamente alla scadenza (fine mese, e siamo ancora in prima lettura). Per il governo sistemare la prescrizione nel milleproroghe avrebbe un triplo vantaggio: una rapida approvazione, la possibilità di aggirare l’ostacolo della sospensione chiesta da Iv nello stesso provvedimento, il voto di fiducia (inevitabile anche per questione di tempo) con il quale superare ogni ostacolo in aula alla camera ma anche al senato.

C’È PERÒ UN SERIO SCOGLIO procedurale, tant’è che fino a ieri sera l’atteso emendamento del governo non si è visto e se ne riparlerà oggi. Difficilmente una norma che modifica il codice di procedura penale può trovare spazio nel milleproroghe: le commissioni (a guida M5S e Lega) si sono già dimostrate rigorose, dichiarando inammissibili emendamenti del governo (come quello per finanziare la Casa delle donne o quello per tenere i medici in corsia). Tutt’al più nel milleproroghe potrebbe trovare spazio una breve sospensione della riforma Bonafede, rinviando a un altro provvedimento la modifica di merito (quella cioè di cancellare la prescrizione solo per i condannati in primo grado, che a loro volta potrebbero recuperarla ex post in caso di assoluzione in appello). Questa soluzione, alla quale bisognerebbe accoppiare un disegno di legge da far marciare spedito grazie all’abbinamento con quello Costa, rischia però di somigliare troppo a un dietrofront di Bonafede, che di sospensione pura e semplice non ha mai voluto sentir parlare. D’altra parte approfittare del decreto milleproroghe per cambiare il codice penale di rito (in una norma di diritto sostanziale) rasenterebbe lo sgarbo al Quirinale, che quel decreto aveva mandato alle camere quando era tutt’altra cosa.

NON BASTA, PERCHÉ tra oggi e domani nuovi argomenti potrebbero essere offerti a Renzi e agli altri critici tanto della riforma Bonafede quanto del «lodo Conte bis» (gli avvocati penalisti, innanzitutto). Perché la Corte costituzionale potrebbe bocciare la legge cosiddetta Spazzacorrotti – per un aspetto diverso da quello della riforma della prescrizione, ma si tratta della stessa legge che rende «orgoglioso» Bonafede. L’affondo di Italia viva è sempre più rivolto contro di lui,

IERI SERA DOPO LE NOVE, quando le commissioni prima e quinta della camera erano riuscite a concludere il lavoro solo sull’articolo uno del milleproroghe, Matteo Renzi ha riunito i suoi parlamentari solo per confermare la linea durissima. Italia viva infatti ha ritirato tutti i suoi emendamenti al decreto, tranne due: quello sulle concessioni autostradali e quello sulla sospensione (di un anno) della prescrizione. I renziani smentiscono di voler fare marcia indietro, anzi annunciano voto contro sulla prescrizione «emendamento o decreto che sia». E soprattutto si dicono pronti a presentare una mozione di sfiducia individuale contro Alfonso Bonafede al senato. Dove i voti di Italia viva possono essere decisivi. «E’ una sfiducia a tutto il governo», la replica di 5 Stelle e Pd, a cominciare da Dario Franceschini che, come Bonafede per i grillini, è il capo delegazione dem al governo. Chi sterzerà per primo?