Lunedì il partito democratico presenterà un suo disegno di legge sui tempi dei processi per correggere la riforma approvata da 5 Stelle e Lega a febbraio, con la quale è stata cancellata la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, a prescindere dall’esito, che sarà applicabile dal prossimo 1 gennaio. Il Pd lo aveva annunciato tempo fa, poi aveva negato l’urgenza al disegno di legge del forzista Costa che semplicemente cancella la riforma Bonafede «perché non ci prestiamo al gioco di chi vuole mettere un cuneo nella maggioranza», spiega il responsabile giustizia dem Walter Verini.

Pochi giorni fa anche Leu ha presento una sua proposta sul tema. A questo punto, però, nulla fermerà l’imminente stop alla prescrizione. Per quanto praticamente tutto il parlamento, esclusi ovviamente i grillini, condivida la preoccupazione che in questo modo i processi rischiano di diventare eterni, ben oltre la «ragionevole durata» imposta dalla Costituzione. Lo dice persino Salvini – «è una barbarie» – che pure ha votato la riforma Bonafede.

Il ministro della giustizia si è detto al contrario «orgoglioso» della norma, e lo ha ripetuto al termine del vertice di maggioranza che giovedì sera non ha registrato alcun passo in avanti. Tanto che il nuovo appuntamento è stato fissato al 7 gennaio – a legge sulla prescrizione, dunque, già in azione – malgrado Pd e Italia viva avessero chiesto di rivedersi almeno tra natale e capodanno. E ancora lo chiedono. I renziani dichiarano anzi che il 7 gennaio non ci saranno, «è inutile». Il Pd insiste perché si trovi un accordo politico rivedendosi il 27 dicembre: «Ci aspettiamo risposte concrete che rispettino gli accordi di governo» dice Verini. Nel programma si promette in effetti una «drastica riduzione dei tempi della giustizia». E Verini rivolto ai 5 Stelle aggiunge: «Non chiediamo abiure, ma non accettiamo diktat».

Per il Pd, che contro la riforma Bonafede hanno rpesentato persino una pregiudiziale di incostituzionalità, si potrebbero ancora salvare le apparenze. Senza lasciare, a capodanno, tutti i festeggiamenti ai 5 Stelle. Immaginano di far arrivare nel primo Consiglio dei ministri del 2020 il disegno di legge delega di riforma complessiva del processo penale, con dentro alcune norme di efficacia immediata per la riduzione dei tempi dei processi. Ma non hanno molta fiducia nel ministro. «Siamo indietro – dice Verini – Bonafede nonostante diversi incontri di maggioranza non ha presentato un testo di sintesi». L’ostacolo è stata proprio la prescrizione. Poi il Pd, forse in ritardo, ha capito che al ministro interessava solo far scivolare i tempi fino al 1 gennaio per raccogliere la bandierina.

«Non ci fermiamo di fronte alla logica del fatto compiuto – dice ora il capogruppo dei senatori Pd Marcucci – serve una riunione di maggioranza prima del 7 gennaio». In questi mesi però non sono state le riunioni a mancare, non si sono fatti passi in avanti perché Bonafede non si è spostato di un millimetro sulla prescrizione. Mentre su altri aspetti, come la riforma del Csm e delle le intercettazioni, ha dovuto cedere qualcosa.
Il disegno di legge del Pd sulla prescrizione conterrà quella «prescrizione processuale» che il partito va proponendo da settimane. Confermerà lo stop dopo il primo grado, ma solo in caso di condanna, però aggiungerà tempi limite per i successivi gradi di giudizio. Il disegno di legge sarà prevedibilmente abbinato a quello di Costa in seconda commissione alla camera, dove ha fatto pochi passi in avanti (l’8 gennaio scadono i termini per gli emendamenti). Ma, mette le mani avanti Verini, «dev’essere questa maggioranza a dare una risposta positiva ai problemi che stiamo sollevando da tempo».