L’autunno catalano inizia bello caldo. Ieri la Guardia Civile all’alba ha iniziato una serie di perquisizioni culminate nell’arresto di nove persone (in serata, due sono state rilasciate, imputate a piede libero) a Sabadell, vicino a Barcellona, e altri paesini dell’area. Le accuse sono gravissime: terrorismo, ribellione e detenzione di armi. Le persone sotto indagine appartengono tutte ai Cdr, Comitati di difesa della Repubblica, gruppi di indipendentisti vicini alla sinistra della Cup che negli ultimi anni hanno partecipato a manifestazioni a favore dell’indipendenza catalana o contro la detenzione e il processo dei leader indipendentisti. Secondo l’accusa, preparavano una serie di attentati da effettuarsi fra l’1 ottobre – anniversario del referendum indipendentista convocato dal governo catalano contro gli ordini di quello spagnolo, e represso a manganellate dalla polizia – e la data, ancora incerta, della sentenza contro i leader indipendentisti in carcere.

Se Madrid cercava un modo per compattare i partiti indipendentisti catalani, in rotta ormai da mesi, e per rendersi la vita ancora più difficile nel dopo elezioni del 10 novembre (stamattina in gazzetta lo scioglimento ufficiale delle camere), ci è riuscita alla grande. I 15 seggi di Esquerra Repubblicana erano gratis per Sánchez, diceva il portavoce Rufián, ma dopo l’autunno chissà. Con la sentenza del processo e dopo questa nuovo esempio di repressione preventiva, oltretutto con prove che non sembrano, a quanto trapelato sinora, molto solide, per qualsiasi partito catalanista sarà alquanto difficile fare alcun passo distensivo verso Madrid. Il governo Sánchez, per aprire la campagna elettorale, sembra sempre più simile a quello di Rajoy per quanto riguarda la politica catalana.

Secondo fonti giudiziarie riportate dalla stampa, si tratterebbe di «un gruppo terrorista di indole secessionista catalano» pronto a perpetrare «progetti terroristi» che sarebbero «in avanzato grado di preparazione» addirittura con «obiettivi selezionati». Secondo l’accusa, «Avrebbero potuto provocare danni irreparabili», e per questo è stato deciso di «procedere alla detenzione». In un garage avrebbero trovato una «cucina di esplosivi», anche se dagli ambienti indipendentisti segnalano che questa è l’epoca di correfocs e altri giochi pirotecnici in moltissimi paesi di tutta la Catalogna.

Se la destra ha esultato, accusando gli indipendentisti di violenza, i socialisti hanno chiamato alla calma. Per il presidente catalano: «La repressione continua a essere l’unica risposta dello stato spagnolo». Il portavoce di En comú Podem, Jaume Assens, avvocato, ha criticato l’operazione e accusato la Audiencia nacional di «banalizzare il terrorismo», ricordando altri casi in cui accuse analoghe si erano poi invariabilmente «sgonfiate». Junts per Catalunya e Esquerra hanno chiesto al ministro degli interni di riferire urgentemente in parlamento sui fatti per spiegare questa «operazione criminalizzatrice». Decine di mobilitazioni spontanee ieri sera in moltissimi comuni catalani.