Le coalizioni potrebbero rinasce perché – stavolta – le vuole il Cavaliere. Che dai risultati delle amministrative si è convinto di avere una chance di ritorno al governo – attraverso una sua creatura politica, essendo lui ineleggibile – se solo riescisse a sommare quello che in Europa sembra non sommabile, e cioè i voti della destra moderata e quelli della destra antieuro. Per farlo ovviamente ci vuole una legge elettorale che premi le coalizioni. Nonostante i continui richiami del presidente Sergio Mattarella, per il Pd renziano la partita sarebbe anche morta e sepolta, una volta scaricata sui 5 stelle la responsabilità di aver fatto saltare l’ultimo tentativo. In ogni caso la riapertura del dossier delle alleanze, caldeggiata da Franceschini e Orlando, ma anche da Delrio e non esclusa da Richetti, è rimandata a dopo l’estate. Quando però si aprirà la delicatissima fase della legge di bilancio, con annesse le probabili fibrillazioni della maggioranza di governo che potrebbe perdere i voti di Mdp.

Dall’altra parte, e cioè dalla parte del centrodestra, invece il lavorìo è in pieno svolgimento. Nonostante lo sfiancante caldo umido romano. Il Cavaliere ha dato mandato a Gianni Letta, l’uomo di tutte le ricuciture, e all’avvocato Ghedini , l’uomo del ponte con Alfano, di annusare un po’ tutti i partiti per avere un quadro realistico di quali possibilità ci siano ancora per approvare una legge elettorale con il premio di coalizione.

Con il Pd ci sarebbero stati sondaggi con i coalizionisti che stanno cercando di convincere Renzi. Ma i bene informati riferiscono di un incontro riservato fra Letta senior e uno dei massimi dirigenti di Art.1. Un colloquio cordiale di mezz’ora, in un elegante albergo romano del quartiere Parioli, il Lord Byron, avvenuto il 14 luglio scorso, nel tardo pomeriggio. Il punto, per conto del Cavaliere, era capire se gli ex Pd sarebbero disponibili ad aprire al premio di coalizione.

Un’ipotesi che è sempre piaciuta a Giuliano Pisapia, che per ultimo si è arreso al proporzionale. Mdp invece ha sempre mantenuto il Mattarellum come scelta di bandiera. Ma ormai la questione sembrava chiusa sulla legge esistente. A sinistra l’ipotesi di un premio di coalizione sarebbe un terremoto pericoloso per la già fragile unità, proprio in queste ore legata all’esile filo della ricucitura fra Pisapia e il movimento coordinato da Roberto Speranza.

Il tentativo di Berlusconi è capire se in parlamento si possa costruire uno schieramento trasversale che convinca o, meglio, costringa Renzi a accettare la nuova legge. Per il Pd renziano l’ipotesi per ora è lunare. Da sempre Matteo Orfini sostiene il proporzionale e parla delle alleanze a sinistra come di un’eventualità del dopo voto. Il ragionamento del resto è lineare: «Non si capisce perché dovremmo cambiare un sistema che impedisce al centrodestra di mettersi insieme e di arrivare primo».

Ma è l’opposto di chi nel Pd pensa che, alle strette, e cioè a legge invariata, Berlusconi potrebbe persino riuscire a ricomporre l’alleanza in un listone. E a quel punto il Pd sarebbe comunque costretto a correre ai ripari. Cosa però allo stato impraticabile, dopo le botte da orbi di questi primi mesi di antipasto di campagna elettorale.