O tutti voi che amministrate premi letterari di una qualche consistenza economica, fate attenzione se il giorno dopo la cerimonia di assegnazione – svolta, causa Covid, a distanza – riceverete dall’esultante vincitore o vincitrice un messaggio in cui, fra un ringraziamento e l’altro, vi si chiede di versare il gruzzolo su un conto PayPal di cui vi viene fornito con prevedibile sollecitudine il numero. O perlomeno, prima di affrettarvi a scucire la grana, date un colpo di telefono ai diretti interessati.
Non lo hanno fatto, purtroppo, i responsabili del «Rathbones Folio Prize», un riconoscimento britannico la cui caratteristica principale consiste nel non fare distinzione tra generi: possono partecipare racconti e romanzi, saggi, raccolte di poesia, in breve qualsiasi tipo di libro (con l’unica eccezione delle opere destinate all’infanzia). Nel 2020 il premio è andato a Lost Children Archive, ultimo romanzo della messicana – ormai linguisticamente anglicizzata – Valeria Luiselli uscito in Italia per La Nuova Frontiera nella traduzione di Tommaso Pincio con il titolo Archivio dei bambini perduti. Ed è dall’indirizzo di posta elettronica di Luiselli che in apparenza è partita la fatidica email con cui, adducendo problemi temporanei con la banca – si sa, la pandemia ha effetti collaterali a volte imprevedibili – la scrittrice chiedeva di dirottare su PayPal le trentamila sterline del premio.
Naturalmente, come molti lettori avranno capito, si trattava di un messaggio truffaldino, di quelli che riempiono ogni giorno le nostre caselle spam e di cui dobbiamo diffidare, anche se il mittente è il nostro amico più caro che ci chiede un aiuto immediato perché si trova in difficoltà. Non lo hanno però capito gli amministratori del Rathbones che solo dopo avere versato la somma, si sono resi conto dell’errore. Per fortuna, come ha precisato il periodico specializzato The Bookseller, che ha dato la notizia a un anno di distanza, l’inconsapevole e incolpevole Luiselli ha poi ricevuto per intero la cifra che le era dovuta e la direttrice esecutiva del premio, Minna Fry, ha aggiunto che «la somma perduta è stata assorbita da risparmi su altre voci di bilancio».
Nulla di troppo grave, quindi, non fosse che il Rathbone non è stato l’unico premio letterario preso a bersaglio della cybertruffa. Sul New York Times Alex Marshall racconta che il 25 novembre dello scorso anno Toby Mundy, direttore del «Baillie Gifford Prize», un premio riservato alle opere di saggistica, ha trovato al suo risveglio un’email sovreccitata da Craig Brown, vincitore la sera prima con One Two Three Four, «vivace ricostruzione» della storia dei Beatles. Proprio il tono molto confidenziale ha insospettito Mundy, che saggiamente – prima di affrettarsi a versare le cinquantamila sterline del premio – ha chiamato Brown.
Da parte sua Sian Cain sul Guardian scrive che i truffatori (per ora, a quanto pare, attivi solo nel Regno Unito) hanno preso di mira anche riconoscimenti con un bottino potenziale assai minore. La portavoce del premio di poesia Forward ha per esempio rivelato di avere sventato l’imbroglio dopo avere ricevuto il solito messaggio da Caroline Bird, cui era stato assegnato il primo premio (diecimila sterline) per la raccolta di versi The Air Year.
Chi sono, però, i misteriosi autori della truffa? Mundy, del Baillie Gifford, non esclude che si tratti di qualche scrittore furibondo per non essere stato premiato. L’ipotesi si fonda sulla evidente conoscenza del mondo letterario britannico da parte del o dei cyberscammer. Ma il critico Patrick Mc Guinness, interpellato da Marshall, lo esclude: le email sono scritte male, «le parole forse sono giuste, ma manca il fuoco».