Un contratto, finalmente, ce l’hanno pure loro. Parliamo degli addetti al volantinaggio, una delle categorie più precarie e dal lavoro saltuario mai esistite: un tempo popolate solo da studenti e immigrati, oggi le schiere di «addetti alla distribuzione pubblicitaria» si sono «arricchite» – causa crisi – di casalinghe, cassintegrati e perfino esodati. L’età media si è quindi notevolmente alzata, e anche le aspettative. Questi lavoratori – 12.500 in tutta Italia, ovviamente senza contare il nero, ancora diffusissimo – sono impiegati presso aziende «intermediarie», che prendono appalti da supermercati (soprattutto), altre catene, eventi e fiere: imprese associate alla Anad (Associazione nazionale agenzie distributrici di depliants), il soggetto che ieri in nottata ha siglato il suo primo contratto con le categorie degli atipici e del commercio di Cgil, Cisl e Uil.

Gli addetti al volantinaggio (dalle caselle postali alle strade, dove cercano di piazzare i depliant brevi manu) fino a ieri erano inquadrati con contratti a progetto. Ma senza fisso mensile: in genere guadagnavano 2 centesimi a volantino distribuito, e solo le ore lavorate. Con buste paga – spiegano al Nidil Cgil – che spesso arrivavano a massimo 500 euro mensili, di cui in molti casi 400 di rimborso spese esentasse e 100 di ore lavorate. Senza parlare di tante coop capeggiate da immigrati (le comunità pakistana e cingalese pare in molte città abbiano il predominio) con loro connazionali sottoposti e sfruttati, retribuiti in nero.

In realtà un primo accordo, i sindacati lo avevano firmato già l’anno scorso. Ci racconta il percorso Roberto D’Andrea, segrettario nazionale del Nidil Cgil. «Quando la riforma Fornero non era ancora stata approvata ma la bozza era già venuta fuori – spiega – le imprese ci contattarono per proporci una regolarizzazione dei contratti a progetto, visto che il governo Monti imponeva una stretta a questi contratti. Praticamente ci chiesero di certificare la validità dei rapporti in essere, giustificando il volantinaggio come un progetto, e ciascun volantino avrebbe dovuto essere descritto nei contratti come una fase del progetto».

Vabbè, alla fantasia delle imprese non c’è mai fine. Inutile dire che il sindacato ha rifiutato quella ipotesi, e ha dato un anno alle aziende per innalzare gradualmente le paghe: in attesa – questo prevedeva il primo accordo siglato nel maggio 2012 – di approdare al lavoro dipendente.

E lavoro dipendente sarà. «Abbiamo siglato un contratto “di emersione” – continua il sindacalista Nidil – I lavoratori verranno assunti subito a tempo indeterminato, nel contratto dei multiservizi, quello dei pulitori dei trasporti, dei portinai, della guardiania, tanto per capirci. Ma non avranno subito la paga piena. Il primo anno prenderanno il 65% di un primo livello (o di un terzo, o quarto, a seconda che si tratti di capigruppo o controllori), con tutti i contributi e le indennità assicurative. A partire dal 13esimo mese arriveranno al 75%, e dal 19esimo al 90%. Tra due anni e mezzo arriveranno al contratto pieno».

Un compromesso, necessario per abituare le aziende gradualmente all’innalzamento del costo del lavoro (finora i cocoprò costavano meno del 50% di un addetto contrattualizzato), e soprattutto per permettere loro di non essere tagliate fuori dagli appalti dei committenti, che puntano purtroppo sul massimo ribasso. Le imprese, infatti, per spuntare un accordo più conveniente, hanno tentato la carta del dumping operato dalle cooperative che utilizzano il nero. E hanno dichiarato che dalle aziende committenti ricevono solo 1 centesimo a volantino (e solo accorpando volantini diversi in ogni singolo «imbucamento», riuscirebbero a coprire i costi). Lamentele a cui il sindacato non ha voluto prestare il fianco, restando fermo sulla necessità di elevare lo standard del settore.

«Ora speriamo che il governo emetta un tariffario per i committenti, in cui si stabilisca che non possano essere attivati appalti al di sotto del contratto nazionale – conclude D’Andrea – Ricordiamo anche che questo contratto non potrà essere utilizzato da aziende di poste e recapiti. Infine cercheremo di sollecitare l’attività ispettiva».