Annunciata dalla scorsa settimana, è partita la circolare del Viminale ai prefetti per la pianificazione dell’accoglienza di altri 20mila migranti attesi nelle prossime settimane. La distribuzione è sempre per quote regionali, che saranno definite ufficialmente entro pochi giorni ma che non si dovrebbero discostare da quelle utilizzate fino ad oggi. In percentuale quindi la Sicilia potrebbe accogliere il 15% dei profughi, a seguire la Lombardia con il 13%, il Lazio con il 9%, la Campania con l’8% , Piemonte e Veneto con il 7%, Toscana, Emilia Romagna e Puglia con il 6%, e infine le altre regioni più piccole con quote minori.
Il Viminale per il momento si limita ad annunciare che i 20mila nuovi migranti verranno “equamente distribuiti” in base alle intese sottoscritte nel 2014 nell’ambito della conferenza unificata Stato-Regioni. Peraltro il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del ministero, alla fine di agosto aveva spiegato che in previsione della nuova circolare ai prefetti si stava valutando la situazione regione per regione.
Le prefetture sono già al lavoro per trovare un’accoglienza decente ai profughi. Con la fine imminente della stagione turistica e la riapertura delle scuole della prossima settimana, l’obiettivo è quello di trovare sistemazioni negli alberghi, nei campeggi, nei residence e nei villaggi turistici che potrebbero essere disponibili ad occupare le stanze garantendosi un guadagno, visto che lo Stato destina 35 euro di spesa per ogni profugo.
Per certo si è subito alzata l’opposizione delle regioni fascioleghiste. “Non ci sono nuovi spazi – fa sapere Anna Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto e sindaco di Mirano – a meno che non arrivino disponibilità da parte delle parrocchie. C’è una difficoltà generalizzata, non riusciamo a trovare nuovi posti, i miei colleghi non ce la fanno. Per non parlare dei sindaci che dicono di ‘no’ a priori”. Attualmente il Veneto accoglie circa 6mila migranti, 1.400 in meno rispetto alla quota prevista per la regione: “L’unica possibilità è affidata al mondo delle parrocchie, degli edifici vuoti di proprietà della chiesa e dei convitti ecclesiastici”.
La strada indicata da Pavanello ha già iniziato ad essere percorsa in Toscana, dove l’arcivescovo fiorentino Giuseppe Betori ha dettato la linea: “Le parrocchie che con disponibilità e generosità intendono seguire la strada indicata dal Papa si mettano in contatto con la Caritas diocesana, che sola può garantire un’ordinata attuazione di questa complessa operazione e soprattutto i rapporti con le autorità dello Stato e quelli con le amministrazioni locali, perché tutto avvenga nel rispetto delle leggi. In più, ogni parrocchia è invitata a farsi formalmente e concretamente carico dell’accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi”. Dal canto suo la Regione Toscana ha attivato un numero telefonico (331-6983.061) per chi si dice pronto ad ospitare uno o più profughi in casa.
Nel mentre i numeri complessivi dell’accoglienza sono stati certificati dal ministro Alfano: “Oggi nel sistema di accoglienza ci sono 95mila migranti: i 20mila di cui si sta parlando sono altri 20mila di cui si cerca la collocazione, in riferimento al fatto
che possono avvenire nuovi sbarchi”. Il governo Renzi peraltro seguirà la linea dura: “Quelli che scappano da guerre e persecuzioni – avverte Alfano – noi li accogliamo e poi li redistribuiamo pro quota in Europa. Quelli invece che sono migranti che non scappano da guerre e persecuzioni, noi li dobbiamo rimpatriare. E il sistema dei rimpatri – sottolinea il ministro dell’Interno – deve essere un sistema di rimpatri europeo”. Questa richiesta sarà ribadita al vertice Ue del 14 settembre, insieme a quelle di innalzare le quote di profughi da distribuire nell’Unione, e l’obbligatorietà per tutti gli Stati di accettarli.