Il pesce grande mangia il pesce piccolo; questa frase popolare descrive in realtà quanto avviene nelle catene alimentari, in cui ciascun individuo e ciascuna specie vive nutrendosi di qualche altro essere vivente.

Nel mare le alghe fotosintetiche sono il nutrimento per le varie specie di pesci; i pesci grossi di alcune specie (i predatori) si nutrono dei pesci piccoli di altre specie. Le «leggi» che descrivono questi rapporti nelle catene alimentari rappresentano un capitolo importante dell’ecologia e sono state elaborate soprattutto dall’italiano Vito Volterra.

Un giorno, negli anni Venti del secolo scorso, il grande matematico Volterra ascoltava Umberto D’Ancona, un biologo marino, raccontare che durante la prima guerra mondiale (1914-1918), quando era quasi cessata la pesca nell’Adriatico, teatro di operazioni militari, i pescatori avevano osservato che era aumentata la popolazione dei grossi pesci predatori ed era diminuito il numero di pesci piccoli, le prede che costituivano il loro nutrimento; negli anni successivi, diminuito il numero di piccoli pesci, anche i grossi predatori si erano trovati con poco cibo e i loro numero aveva cominciato a diminuire. Il fenomeno sembrava avere carattere ciclico e poteva essere descritto proprio con le equazioni matematiche che Volterra ben conosceva.

Le stesse equazioni spiegavano anche che il numero di individui di ogni popolazione dapprima cresce lentamente, poi aumenta rapidamente perché ha cibo e spazio abbondante, poi quando il cibo comincia a scarseggiare il numero degli individui della popolazione non aumenta più, raggiunge un massino e poi comincia a diminuire. Per questo viene chiesta periodicamente una sospensione della pesca di certe specie, il «fermo biologico», viene vietata la pesca degli individui «troppo giovani» e viene fissata la dimensione minima dei pesci che si possono pescare in modo che i più giovani abbiano il tempo di riprodursi.
Queste e simili «leggi» sulla dinamica delle popolazioni animali, fondamentali ai fini dell’economia della pesca, sono oggetto di studio dell’ecologia matematica, un insieme di conoscenze che ebbero la loro «età dell’oro», come l’ha definita il biologo Franco Scudo, fra il 1925 e il 1935, per opera di Volterra e D’Ancona, in Italia, dell’americano Alfred Lotka, di Vladimir Kostitzin, un russo emigrato in Francia, e di Giorgi Gause nell’Unione Sovietica.

Volterra era ebreo e fu uno egli undici professori universitari che nel 1931 si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al regine fascista. Per questo fu espulso dall’Università e dall’Accademia dei Lincei. A riprova della stupidità di tutti i fascismi, proprio negli anni in cui il regime voleva farlo tacere, Volterra scrisse alcune delle sue opere più importanti esposte nel libro di Umberto D’Ancona, La lotta per l’esistenza, pubblicato a Torino da Einaudi nel 1942, in periodo fascista, una prova di coraggio da parte dell’editore perché si trattava dell’ammirata esposizione dell’opera di un ebreo, Volterra, appunto, condannato al silenzio dal regime.