Le guerre di religione sono spesso persino più tragiche delle guerre civili. E la guerra che rischia di scoppiare tra il patriarcato della chiesa ortodossa di Mosca e quello «autocefalo» di Kiev rischia di non essere un’eccezione.

L’ALTRO IERI IL PATRIARCA di Costantinopoli Bartolomeo I, al termine di tre giorni di sinodo, ha deciso di concedere piena indipendenza al patriarcato di Kiev che fino a oggi dipendeva da quello di Mosca. In realtà già dal 1992 la chiesa ortodossa ucraina guidata dal patriarca Filarete vive di vita propria avendo seguito il corso politico dell’indipendenza ucraina. Del resto le differenze teologiche tra i due patriarcati restano oscure anche agli studiosi dell’ortodossia.

Il presidente ucraino Petr Poroshenko ieri era raggiante. Gran parte della sua campagna per le presidenziali è basata sul nazionalismo più estremo e la decisione di Costantinopoli sembra giungere in timing perfetto. «Si tratta di una giornata storica» ha dichiarato Poroshenko.

DI TUTT’ALTRO TONO le reazioni che giungono da Mosca. Il portavoce personale di Vladimir Putin, Dmitry Peskov ha definito la decisione assunta due giorni fa a Istanbul «catastrofica» e «illegale». Ancora più dura la reazione del ministro degli esteri Sergey Lavrov secondo il quale siamo di fronte a «una provocazione messa in piedi dal patriarca Bartolomeo I intrapresa con il sostegno diretto e pubblico di Washington» che vorrebbe spingere i due paesi slavi verso la guerra. Nei mesi scorsi durante gli incontri Erdogan-Putin lo staff del presidente russo aveva più volte fatto pressione sull’establishment di Ankara perché il patriarcato di Costantinopoli non togliesse l’anatema contro gli scismatici ucraini.

Il patriarca di Mosca Kirill ha affermato che «la decisione assunta a Istanbul non resterà senza risposta». Nelle prossime settimane la Chiesa di Mosca potrebbe decidere una clamorosa separazione dagli ortodossi turchi, un avvenimento che segnerebbe la millenaria storia dell’ortodossia.

MA A PIÙ BREVE TERMINE i già pessimi rapporti diplomatici tra Mosca e Kiev, segnati dalla vicenda crimeana e dalla guerra in Donbass, potrebbero degenerare in scontro aperto.

Il primo banco di prova potrebbe essere quanto avverrà oggi in Ucraina. Le autorità hanno deciso di tenere una grande iniziativa già stamane a Kiev per festeggiare le decisioni assunte dal sinodo. Allo stesso tempo la polizia ha chiesto ai fedeli ucraini seguaci del patriarcato di Mosca di abbandonare le chiese che controllano mettendole a disposizione del patriarcato ucraino. Nelle scorse settimane la polizia è già intervenuta durante le funzioni domenicali dei “moscoviti” caricando con lanci di lacrimogeni e gas urticanti i fedeli radunatosi di prima mattina. Domani è prevedibile che tali situazioni di tensione si potrebbero ripetere. Le formazioni della destra russa hanno proclamato che in caso di repressione nei confronti dei fedeli “filo-russi” sono pronti a organizzare raid e assumere decisioni «straordinarie».

AD ACCRESCERE ANCORA DI PIÙ la tensione oggi, in occasione del 76esimo anniversario della fondazione dell’Esercito nazionale Ucraino del collaborazionista Stepan Bandera, a Kiev marceranno come ogni anno decine di migliaia di militanti delle formazioni neonaziste che infestano il paese. Secondo le indiscrezioni raccolte da Strana, i neofascisti potrebbero tentare di occupare il monastero di Kyevo Pecerska Lavra anche perché oggi si celebra la festa ortodossa di Pokrov Presvjatoy Bogorodozy e presumibilmente si raccoglieranno qui in preghiera molti fedeli al patriarcato di Mosca.