Presidi, scioperi, assemblee, azioni comunicative. È stato un lungo anno di lotta, e continuerà, quello del coordinamento dei precari dell’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro. (Anpal). Ora l’obiettivo sembra essere quasi raggiunto: la stabilizzazione dei 654 precari avverrà in base a un emendamento di maggioranza (Italia Viva, LeU e Pd) al «Dl imprese» approvato dalle Commissioni Lavoro e Industria riunite. La norma prevede la stabilizzazione a tempo indeterminato dei precari, anche se per i collaboratori dal primo gennaio 2019 è stata prevista una procedura concorsuale interna che permetterà, nei prossimi tre anni di completare il processo di stabilizzazione «valorizzando l’anzianità e l’esperienza acquisita». Prevista anche la reintegrazione dei 40 ai quali è scaduto il contratto che non è stato rinnovato. Nei fatti la maggioranza ha respinto il piano del presidente dell’Anpal, Domanico Parisi di un concorso per 410 posizioni, di cui solo la metà riservata a chi lavora da anni nell’azienda al centro del sistema di «workfare» nominato impropriamente «reddito di cittadinanza». Su questa linea sembrava essersi attestata anche la ministra del lavoro Nunzia Catalfo. La settimana scorsa, come segnalato da Il Manifesto, lo scontro si è fatto duro tra le forze di maggioranza.

Il governo, infatti, aveva chiesto a una parte dei partiti di maggioranza di ritirare gli emendamenti sulla stabilizzazione. LeU, Pd e Italia Viva si erano opposti, chiedendo invece la stabilizzazione in tempi brevi anche per risolvere finalmente uno dei paradossi del «reddito di cittadinanza»: i precari dell’Anpal dovrebbero lavorare insieme ai 2.980 «navigator» precari assunti con un co.co.co. di due anni per trovare un lavoro a precari e disoccupati beneficiari del sussidio in cambio di lavoro e mobilità obbligatoria. Ora i tempi si sono fatti serratissimi. È prevedibile la richiesta di fiducia da parte del governo sul «dl imprese» in scadenza il 3 novembre. E dovrà passare alla Camera per la seconda lettura. Se non ci saranno ulteriori ostacoli è auspicabile che l’energia e la creatività di questa lotta sia riversata, con intelligenza, nel ripensamento del sistema di governo delle vite precarie contenuto nel «reddito di cittadinanza». I paradossi, e i problemi, non finiscono con queste assunzioni.

Il sindacato delle camere del lavoro autonomo e precario (Clap), seconda forza sindacale nell’Anpal dopo la Cgil, anche grazie alla lotta dei precari, ha aperto una vertenza per partecipare al tavolo negoziale sulle stabilizzazioni. Per la seconda volta l’Anpal ha negato il diritto di assemblea. Le Clap denunciano una «discriminazione lesive della democrazia e della libertà sindacale» e non esclude la convocazione di una nuova giornata di lotta. Le Clap hanno scritto una lettera al segretario della Cgil Maurizio Landini chiedendo al sindacato un «cambio di passo». Le Clap si sono rivolte alle rappresentanze aziendali confederali per organizzare insieme un’assemblea e una mobilitazione. Non hanno ricevuto risposta