Lo scorso fine settimana a Praga sono tornati gli incubi del 2002. Le fitte piogge che hanno colpito la Boemia, hanno infatti ingrossato la Moldava e molti altri minori affluenti. Ciò ha portato alla convocazione dello stato di crisi della Città di Praga durante la giornata di sabato 1 giugno, mentre durante la domenica il fiume ha raggiunto il 3 grado alluvionale, il più alto nel sistema di valutazione ceco.

Nella giornata di ieri, lunedì 3 giugno, il fiume ha raggiunto la sua piena, che è del 40% minore rispetto all’alluvione storica del 2002. Tuttavia il dato matematico non sembra assicurare gli abitanti. I ricordi della metropolitana allagata, degli animali della Zoo soppressi per non lasciarli affogare, l’incertezza se il Ponte Carlo reggerà anche questa piena del fiume, sono entrati a pieno nell’immaginario degli abitanti. E il ricordo della tragedia cittadina viene rafforzato dalle foto della colonia di Kampa, proprio sotto il Ponte Carlo, ora chiuso al pubblico: questa graziosa parte della Mala strana è infatti finita sott’acqua come all’inizio del secolo, anche se le paratie anti-alluvione costruite in tutta fretta nella mattinata di domenica dovrebbero limitare i danni e proteggere alcuni edifici chiave, come la Hegertova cihlarna, dova ha sede il museo Kafka.

Così nella mattinata del primo giorno lavorativo la città si ritrova nervosa. Ne è complice la chiusura della maggioranza delle tratte della metropolitana, le cui stazioni centrali sono state barricate da muri stagni presidiati da poliziotti, che attendono un nemico impercettibile. In mattinata e in pomeriggio i bus, che hanno sostituito la metro straripano di gente, anche se le scuole sono rimaste chiuse e molte facoltà, tra cui quella di lettere e filosofia, hanno rimandato i loro esami di ammissione. Il traffico comunque continua a fluire senza particolari intoppi, anche se alcune delle principali comunicazioni, che passano vicino al fiume, sono chiuse e i guidatori sono costretti a trovare nuovi sentieri per raggiungere la loro meta.

L’aria della città è poi solcata da incessanti urli di sirene della polizia e dei vigili di fuoco, mentre il sopra le teste si aggirano elicotteri, che effettuano il monitoraggio del fiume e delle zone alluvionate. I quartieri, che vivono con l’ansia maggiore la piena del fiume, sono Karlin e Liben, già duramente provati dieci anni fa. Nonostante le tante promesse, alla fine il municipio è riuscito a realizzare soltanto un sistema di muri e paratie anti-alluvione costruito lungo gli argini, che grazie al rafforzamento questa volta dovrebbero reggere l’impatto della Moldava, evitando l’evacuazione dei quartieri rivieraschi.

Grazie all’alluvione la città scopre molti dei corsi fluviali minori, che ricamano il tessuto della città. E proprio a loro, rimasti al margine dell’interesse dei politici, si devono le alluvioni più importanti verificatesi nella capitale ceca. In molti punti della città i fiumiciattoli hanno interrotto strade, allagato numerose case e ingoiato macchine parcheggiate. La città si ritrova quindi balcanizzata e insicura a causa di alluvioni limitate ma impetuose. Infine la capitale è stata colpita dall’alluvione, mentre si trova senza un sindaco e una maggioranza nel consiglio comunale. Nulla di nuovo sotto le nuvole di Praga, che ormai sembra una Roma dei migliori tempi democristiani, con tre giunte e maggioranze diverse negli ultimi quattro anni.

Mentre nel corso della giornata di oggi la situazione a Praga dovrebbe normalizzarsi, l’onda alluvionale si sposta sull’Elba e minaccia di fare non pochi danni nel nord Boemia. Nel resto della Boemia sono molte le zone allagate, come la cittadina di Kralupy nad Vltavou, sede di un grande impianto chimico, che rischia di finire sott’acqua. E l’acqua alta ha fatto anche cinque morti: due persone sono decedute a causa di una frana vicino a Praga e altre tre persone sono affogate nel tentativo di navigare il fiume in piena su una canoa.

Il ministro delle Finanze Miroslav Kalousek, protagonista dell’austerity degli ultimi tre anni, ha promesso fondi sufficienti per la ricostruzione delle zone colpite dalle inondazioni, mentre il suo collega alla difesa ha promesso due mila soldati, che dovrebbero dare un aiuto nel rimuovere i detriti, che i fiumi lasceranno dietro la loro ritirata. E probabilmente tutto tornerà come prima fino alla prossima alluvione.