Un gennaio in Klinika, con la manifestazione di sabato 24, il secondo corteo nel giro di un mese, e i nuovi presidi in questi giorni. Rispetto a dicembre la notte bianca di una settimana fa a favore del centro sociale ha registrato un pieno di presenze negli eventi svoltisi nei vari club e teatri di Praga. E, fatto straordinario, una parte importante della scena culturale praghese si è schierata nettamente a favore del centro sociale, un novum assoluto rispetto alle precedenti proteste. «Un sostegno così vasto ha sorpreso anche noi», dice uno dei portavoce del centro sociale Arnost Novak. In soli dieci giorni di vita l’esperienza del centro sociale autonomo Klinika ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica praghese. Fin da subito i militanti del centro sociale hanno portato avanti la «critica alla proprietà privata», sebbene questa volta il proprietario preso di mira non fosse un privato ma lo stato.

Per «curare» la città

L’edificio, che fino a dieci anni fa serviva da ambulatorio per le malattie respiratorie, è infatti in possesso dell’Ufficio per la gestione del patrimonio statale ceco (Uzsvm). Al discorso della proprietà gli attivisti hanno contrapposto quella della cura degli spazi e dei beni comuni, una cura non sostanziata soltanto dall’intervento dello stato ma anche delle comunità e dei gruppi militanti. Nelle due settimane gli attivisti hanno saputo mettere su un cartellone pieno di iniziative politiche e culturali anche verso il vicinato con cui si sono instaurati dei buoni rapporti. Il progetto originario inoltre prevede anche una mensa del popolo e un luogo di accoglienza e di aiuto per i senza tetto e i tossicodipendenti. Uno sforzo in controtendenza in una città, in cui la recente campagna per le elezioni municipali ha visto tra gli slogan più gettonati il «far pulizia», inteso come la cacciata dei gruppi socialmente più deboli dagli spazi pubblici,

A suscitare le simpatie della popolazione è stato senz’altro anche il concetto di autonomia propugnato dai militanti. «Vogliamo costruire un centro che sia autonomo dai finanziamenti statali o dalle donazioni di ricchi imprenditori – sottolinea Arnost Novak – Con Klinika abbiamo anche dimostrato che l’azione diretta paga: se avessimo presentato una progetto da finanziare con i soldi pubblici, saremmo rimasti alla portineria, mentre adesso trattiamo ai massimi livelli».

La politica municipale di Praga non ha potuto non fare i conti con la forte mobilitazione cittadina sorta intorno al progetto del centro sociale. Così nei primi giorni dell’occupazione sono state avviate le trattative tra gli occupanti e l’Uzsvm. Trattative, che in seguito però sono naufragate malamente. Dietro all’insuccesso c’è secondo gli attivisti l’intervento poco chiaro della Sezione per la lotta agli estremismi politici della Polizia di Stato ceca, che ha annunciato che provvederà ad avviare indagini in proprio sul movimento. Così dopo le prime aperture, l’Uzsmv ha comunicato che all’edificio è interessato ufficialmente l’Ispettorato dei corpi armati dello stato (Gibs).

Trattare con il potere

Una svolta nelle trattative tra gli attivisti e le istituzioni è tuttavia arrivata due settimane fa, quando alla questione si è interessato il ministro delle finanze Andrej Babis. «Il progetto del centro sociale è buono e adatto a questo quartiere – ha detto Babis durante il colloquio con gli attivisti – Per il Gibs cercheremo quindi spazi diversi: se li troviamo, il centro sociale avrà stabilmente la sede nell’edificio, altrimenti potrebbe usarlo fino al momento, in cui sarà trasferito all’Ispezione».

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La polizia contro gli occupanti

Il sostegno di Babis agli attivisti è in piena linea con la retorica del suo partito contro i burocrati della pubblica amministrazione, che frenerebbero «le riforme e le altre cose buone» propugnato dal suo Movimento dei Cittadini Insoddisfatti. Con il sostegno al centro sociale Andrej Babis cerca di arrivare a una fetta dell’elettorato giovanile o underground, che finora ha guardato con molto sospetto questo imprenditore sceso in politica dopo l’acquisto di diversi maggiori quotidiani nazionali. Le implicazioni politiche certo non sfuggono agli attivisti del centro sociale. «Molti ci interrogano e manifestano dubbi sull’intervento di Babis, ma la nostra linea è sempre la stessa: trattiamo con i politici per poter costruire il centro sociale rimanendo autonomi rispetto al potere». Le trattative sembrano a un punto di svolta, e ora si cerca un edificio adatto alle richieste avanzate dal Gibs. Intanto gli attivisti continuano nel ritmo frenetico degli ultimi due mesi avviando, nell’intermezzo, molte iniziative culturali, dibattiti politici e approfondimenti tematici sui beni comuni. Facendo vivere lo spirito di Klinika oltre le mura dell’edificio, che resta ancora abbandonato.