Il rapporto 2017 di Oxfam è anche un tributo ad uno degli economisti che più ha denunciato e combattuto la diseguaglianza. L’inglese Tony Atkinsons, scomparso il primo gennaio del 2017, con i suoi studi ha modificato la percezione del fenomeno ed è stato fondamentale per orientare il pensiero progressista verso un ritorno alla centralità del tema dell’uguaglianza.
Negli ultimi anni fu lui a presiedere la commissione della Banca Mondiale che ha proposto di modificare i parametri sui livelli di povertà. Attualmente la soglia utilizzata è quella di 1,90 dollari al giorno, considerato il “livello minimo stimato di reddito necessario a garantire le necessità vitali”. La Commissione Atkinsons sulla Povertà, istituita dalla Banca Mondiale, ha raccomandato alle istituzioni mondiali di aumentare tale valore in misura corrispondente ad altri aspetti multidimensionali della povertà, distinguendo tra i paesi rispetto al loro standard economico e il livello di inflazione e dei prezzi.
La Banca Mondiale ha recentemente aderito a tale raccomandazione e utilizzerà una soglia di povertà di 3,20 dollari al giorno per i Paesi a basso reddito e di 5,50 dollari al giorno per quelli a reddito medio-alto.
In base a questi nuovi strumenti di valutazione, il numero totale di persone che vivono in povertà estrema risulta molto più alto. Ai 789 milioni considerati in povertà assoluta con il livello attuale di 1,9 dollari al giorno vanno aggiunti i 900 milioni di persone dei paesi a basso e medio reddito (soglia aumentata a 3,20 dollari) e i 678 milioni dei paesi a reddito medio alto (soglia 5,50 dollari) per un totale di 2,4 miliardi di persone.
Un’altra proposta alternativa è la «soglia etica di povertà», basata sul reddito necessario a raggiungere una speranza di vita di 70 anni. Tale soglia è di 7,40 dollari al giorno. Utilizzando tale parametro risulterebbero classificate come povere 4,2 miliardi di persone, ossia il quadruplo di coloro che vivono con 1,90 dollari al giorno: più del 60 per cento dell’intera umanità.