I racconti della raccolta di Emilia Bersabea Cirillo (Potrebbe trattarsi di ali, L’Iguana editrice, pp. 168, euro 14) hanno tutti in comune la caratteristica di narrare storie che si svolgono in un tempo e in uno spazio liminali, lì dove qualcosa finisce e altro, che non conosciamo e non sapremo, succederà. Accade col primo racconto, quando Colomba, autoritaria e arrivata, senza sapere più che cosa desideri e col timore latente di avere allontanato le persone più importanti, in nome di una legge morale sbiadita, incontra una donna che le somiglia. Hanno entrambe due bozzi sulla schiena, solo che Colomba crede che si tratti di ali.

Laura, invece, protagonista del racconto Così ti passa la paura ha perso il lavoro, il suo unico amore, una direzione nella vita, che scorre lenta e ordinata oltre la sua volontà come se niente fosse accaduto. Sarà grazie all’intuizione di andare a trovare un’amica d’infanzia che si troverà sommersa nel caos dell’esistenza, dove devi saper nuotare per sopravvivere. Perché ugualmente basta un gesto banale, un leggero discostarsi dalla routine e tutto intorno muta. Molto spesso, però, il cambiamento è una parte integrante e inconsapevole della banalità dell’esistenza, dalla quale le protagoniste delle storie raccontate si allontanano, ignare sia del pericolo che stavano vivendo sopportando una vita che non apparteneva loro affatto, sia di quello a cui vanno incontro, cambiando anche solo una piccola abitudine, graffiando lo specchio immobile della routine.

LA SCRITTURA di Cirillo, nelle storie così diverse che consegna, riesce nell’impresa di tratteggiare con forza e precisione il dolore lacerante, a volte urlato, a volte sepolto, della vita quotidiana. Il realismo romantico della scrittrice arriva infatti a mostrare con nitidezza la spietatezza dell’esistenza sia quando essa si svolge attorno ai divertissements necessari alle personagge per dimenticare quanta vita stiano sprecando, sia quando, al contrario, le protagoniste sono poste di fronte alla necessità di sopravvivere e convivere con un dolore insuperabile, quello della morte.
È il caso, per esempio, di Norma, dalla giovinezza fortunata, colta, indipendente e libera rispetto al giogo che rappresentava il matrimonio per molte sue coetanee e poi costretta a confrontarsi da sola con la morte del suo tesoro, della sua unica, bellissima e talentuosa figlia femmina.

CIRILLO immagina per lei un momento di catarsi, inaspettato nella sua semplice e stridente banalità, e la lettrice si trova commossa di fronte all’evidenza di tanta ordinaria ferocia del destino, proprio nascosta nella famigerata porta accanto.
A fare da cornice a ogni storia il contesto variegato di una parte del sud Italia, indicato con il nome di specifiche località della provincia di Avellino, poi Ogliastro, Punta Licosa, Napoli: la Campania. Nel realismo di Cirillo questa geografia non si connota per alcun tipo di folklore, meraviglia o colpa primordiale, descrivono una terra fertile e angusta, accogliente e ingiusta, come sono tante.