Potere al popolo fa un passo avanti verso la partecipazione alle europee. Sabato si è chiuso il secondo tempo delle consultazioni tra gli iscritti alla piattaforma internet: 15 giorni fa non si era raggiunta la maggioranza qualificata, lo scorso week end in 2.030 sono tornati a votare ed è bastata la maggioranza semplice per decidere, con il 53%, «di andare in alleanza insieme alle altre forze che condividono i nostri contenuti, anche senza il simbolo di Pap». Sul secondo gradino, con il 43%, l’opzione «andare da soli». Sui compagni di viaggio: il 70% ha scelto «de Magistris e le forze politiche che accettano i nostri contenuti». La proposta «Pap deve partecipare alle elezioni insieme al Pci, che concorda con i nostri contenuti» ha raccolto solo il 20%. Chiusa la prima fase, resta da costruire la convergenza tra forze molto differenti.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, con il suo movimento Dema sta lavorando a una proposta comune con Sinistra italiana e Rifondazione comunista (che a ottobre è uscita da Pap). Resta sul tavolo il rapporto con Diem 25 di Yanis Varoufakis, nonostante non ci sia più l’entusiasmo di un anno fa. Potere al popolo racchiude i Clash city workers con l’Ex opg Je so’ pazzo, Eurostop, Democrazia atea ed esponenti No Tav, No Tap e No Muos. Il 23 gennaio sul sito di Dema è stato pubblicato un comunicato in cui si apriva alla coalizione con Pap: «Al centro della discussione l’impegno politico e organizzativo delle due formazioni, la disamina della fase politica italiana, le relazioni che hanno caratterizzato nel tempo il dibattito politico dei due movimenti». Per concludere: «I punti pubblicati nel documento di Potere al popolo appaiono in linea con quanto stiamo anche noi proponendo per le Europee». Tra i commenti, però, si legge: «Come stanno insieme Eurostop ed European Spring di Varoufakis?».

Uno dei nodi da sciogliere è proprio il rapporto con l’Ue: Pap, in continuità con France Insoumise, «mette al centro la disobbedienza immediata e condivisa a livello comunitario ai diktat dei trattati e, laddove gli apparati dell’Ue impedissero l’effettiva realizzazione della volontà popolare, contemplano la possibilità di una rottura unilaterale». Diem 25 invece lavora a «proposte realizzabili già da ora, a trattati europei vigenti» ponendo come orizzonte il 2025 per redigere «una costituzione democratica che dovrà sostituire tutti i trattati europei in vigore».

Per costruire un terreno comune, Pap ha posto come deadline il 17 febbraio: entro quella data si verificherà se le pratiche e i contenuti porteranno davvero a un’alleanza. «Non vogliamo liste in cui dentro c’è tutto e il contrario di tutto – spiegano -. Ci vuole una visione chiara e un progetto alternativo sia al campo dell’europeismo liberista del Pd, sia a quello nazionalista liberista di Lega e 5S». Discriminanti, quindi, sono i nodi della discussione. Al primo posto Pap mette la rottura dei trattati europei: «Passaggio imprescindibile per realizzare politiche sociali e del lavoro, redistribuzione della ricchezza, recupero della sovranità popolare. I trattati non sono mai stati votati dal popolo italiano e rappresentano il vincolo che strozza le popolazioni». Segue la revisione delle spese e delle servitù militari, dell’adesione alla Nato e della collocazione internazionale dell’Italia a partire dall’opposizione «al golpe contro il governo Maduro in Venezuela». Quindi «una forte caratterizzazione sulle questioni di genere» e no a qualsiasi convergenza con il Pd anche in elezioni locali.