Martedì alle 22 si sono chiuse le votazioni per lo statuto di Potere al popolo.

Si trattava di scegliere tra lo statuto 1 – proposto dall’Ex Opg Je so’ pazzo ed Eurostop, appoggiato dai due terzi del coordinamento – e lo statuto 2 – proposto da Rifondazione comunista e dal Partito del Sud, ma ritirato dai dirigenti del Prc con una nota molto dura, che invitava a «non partecipare a una consultazione per la quale mancano i requisiti minimi di agibilità democratica». Dei poco più che 9.300 tesserati, 7.276 hanno attivato l’account per votare: tra sabato mattina e martedì sera in 4.041 lo hanno poi fatto, cioè il 55,5% degli utenti attivi.

La vittoria è andata allo statuto 1 con 3.332 preferenze; lo statuto 2 è stato scelto da 358 iscritti. Sulla piattaforma era anche possibile esprimere astensione o disapprovazione: 198 hanno disapprovato lo statuto 1; 2.183 hanno disapprovato il 2.

Le mozioni contrapposte fotografano idee differenti del percorso che dovrebbe fare Pap.

Il Prc vorrebbe un movimento che contiene realtà organizzate differenti, con un loro peso individuale e una dirigenza che orienta le scelte in base alla delega. L’Ex Opg ed Eurostop spingono per un soggetto politico unitario e autonomo con una base che decide a maggioranza.

Lo scontro è andato avanti per mesi, a settembre c’è stato un primo strappo: l’Ex Opg sui social ha accusato la controparte di organizzare «truppe cammellate» al voto.

Poi venerdì il ritiro dello statuto da parte del Prc, la maggioranza del coordinamento l’ha messo ugualmente in votazione: «È passato attraverso le assemblee territoriali che lo hanno anche emendato. È stato proposto da Rifondazione ma non è una sua proprietà».

La piattaforma utilizzata è gestita da un’azienda tedesca, quaranta call center «militanti» da Nord a Sud della penisola hanno supportato chi aveva difficoltà a utilizzare il sito.

Dall’Ex Opg sono soddisfatti: «I 5S contano circa 100mila iscritti sulla piattaforma online, al voto sul contratto di governo a metà maggio hanno partecipato in 44.796, meno della metà. Podemos conta poco più di 507mila iscritti, alla votazione per la dirigenza a febbraio 2017 hanno partecipato in 155mila. Se consideriamo che si tratta di meccanismi relativamente nuovi, ci sembra che la risposta sia positiva e ci autorizzi ad andare avanti. Dobbiamo partire con le campagne politiche d’autunno».

La road map, stilata prima della rottura con il Prc, prevede l’assemblea nazionale a Roma il 20 e 21 ottobre con ratifica del voto e presentazione dei candidati al coordinamento nazionale e ai ruoli di portavoce.

Lo statuto viene adottato in forma sperimentale per essere poi sottoposto alla verifica degli aderenti e delle assemblee territoriali a ottobre del 2019.

Dal Prc però contestano il voto: «La maggioranza degli iscritti non ha partecipato, lo statuto 1 rappresenta poco più di un terzo degli aventi diritto. Ora che “il popolo” si è espresso, i prepotenti che hanno cercato lo scontro, imponendo una conta assurda, impedendo una competizione paritaria nella comunicazione, passando poi alle offese, avrebbero il dovere di fare un gesto di umiltà e azzerare tutto. Per noi questo statuto non è stato approvato. Chi andrà avanti non potrà dire di rappresentare Potere al popolo».

La dirigenza del Prc è incalzata da una parte del suo stesso partito: 200 dirigenti sabato scorso a Firenze hanno sottoscritto un documento in cui chiedono di uscire da Pap.

La divaricazione tra Ex Opg ed Eurostop da un lato e Prc da un altro porterà alla rottura, il nodo sarà la modalità: Rifondazione, infatti, potrebbe bloccare l’utilizzo del simbolo.