Che Facebook dia alla testa più del caldo è cosa nota. Se poi uno è portato di per sé a straparlare, ovvio che la follia tracimi. Da 24 ore in rete Emanuele Fiano, Pd, era bersagliato da critiche per la sua legge sull’apologia di fascismo in rete, definita senza mezzi termini «liberticida» dall’M5S. Molte di quelle critiche venivano da sinistra, ma quelle di destra si sono distinte per prendere di mira non tanto la legge quanto il suo primo firmatario. A strafare, ieri, è stato Massimo Corsaro, già Msi, poi An, Pdl, FdI e al momento fittiano: «Fiano porta così le sopracciglia per nascondere i segni della circoncisione».

Le reazioni sono unanimi e corali, da Sinistra italiana a FdI. La solidarietà per Fiano arriva da tutti i partiti e Fitto, combattendo la tentazione di strangolare l’armigero, è tra i primi a strillare che «Corsaro ha sbagliato». Il Pd ne chiede le dimissioni e lo fa anche Renzi, però senza citarlo direttamente: «Mi vergogno a farne il nome». «Chi insulta Fiano per la sua religione insulta ciascuno di noi», aggiunge Renzi. La presidente della Camera tweetta che «le vergognose parole a sfondo antisemita» sono «tanto più inaccettabili perché dette da un parlamentare». Trattandosi nello specifico di un eletto alla Camera, la presidente della stessa potrebbe forse andare oltre il cinguettio e non è escluso che lo faccia.

Alla fine anche il reprobo si scusa, ma lo fa a modo suo e a chi si chiede «ma questo c’è o ci fa» va risposto che la prima risposta è probabilmente quella giusta. Il dubbio che insistere sull’ebraismo del figlio di un deportato qualche punta di antisemitismo la riveli proprio non lo sfiora: «Nessun antisemitismo. Volevo solo insultare Fiano dandogli del testa di c…». Quand’è così onorevole nessun problema: eloquio parlamentare elargito al volgo grazie ai social. Al di là delle comunque pessime intenzioni dell’on. Corsaro, che un parlamentare possa abbandonarsi a battutacce antisemite o anche solo a insulti da trivio non depone a favore dello stato della democrazia italiana.
Quanto il fascismo sia ancora uno di quei temi che solo a sfiorarli scatenano tensioni antiche lo dimostra anche la gaffe in cui incorre la stessa presidente della Camera.

Martedì, debitamente provocata dai giornalisti, aveva ripetuto che «per alcuni», tipo i vecchi partigiani, «passare sotto certi monumenti è fastidioso», aggiungendo che la cosa «non può essere sottovalutata». I giornali di destra, ieri, ci hanno imbastito sopra una polemica del tutto esagerata, accusando la terza cittadina dello Stato di mirare ad abbattere quei monumenti. Tanto che alla fine anche Renzi la rimbrotta: «Buttare giù i monumenti i fascisti sarebbe folle, con tutto il rispetto per chi lo pensa». Boldrini allora si decide a chiarire, con apposito comunicato del suo portavoce, di non aver mai parlato di abbattere monumenti ma solo espresso sensibilità per i «vecchi partigiani offesi».