Una tragedia, un disastro, una sconfitta prima di tutto culturale. Pippo Civati non si è tirato indietro per raccontare il tracollo della sinistra e di Liberi e Uguali alle ultime politiche. Perché prima che una batosta alle urne, ha spiegato il leader di Possibile, in Italia c’è stata una «trasformazione antropologica della società che ha travolto la politica, e paradossalmente quelli che più sono stati colpiti sono stati coloro che hanno tentato di fare una campagna diversa».

AGLI STATI GENERALI di Possibile, movimento ieri riunito a Bologna con delegati arrivati da tutti Italia, Civati ha annunciato le proprie dimissioni da segretario, e lo ha fatto affrontando di petto la questione delle responsabilità. «Avevamo tante cose da dire, ma non una storia da raccontare. Non ho saputo dare una speranza agli esclusi e agli emarginati, è stato il mio errore più grave e per questo oggi mi dimetto senza problemi e senza angosce».

Non è però il caso di parlare di ripartenza della sinistra, anzi. «Qui bisogna azzerare tutto, immaginare una strategia per il futuro, un progetto Genesi». E il riferimento «non è Papa Francesco», ma ad un nuovo inizio a cui, teoricamente, potrebbe partecipare in futuro anche un Pd «capace di mettersi davvero in discussione». Prospettiva lontana, perché «per il momento non sta avvenendo nulla di tutto questo».

I problemi immediati di Possibile sono piuttosto legati alla sopravvivenza di Leu, che il giorno dopo le elezioni doveva – nelle promesse – trasformarsi in un partito e che invece ora rischia di andare in frantumi, con Mdp da un lato e l’accoppiata Possibile-Sinistra Italiana dall’altro. Per Civati errore è stato l’appoggio alla candidatura di Nicola Zingaretti in Lazio, «perché siamo passati per gli amici del Pd». Ed è un errore «grave» anche il fatto che Mdp sembri intenzionato in Friuli a sostenere un candidato renziano alla guida della Regione.

POI C’È STATA l’analisi della campagna elettorale, «e lì abbiamo visto tutti gli errori possibili, tutti i paletti dello slalom sono stati presi e inforcati uno ad uno». A cominciare dalla candidature dove, con l’eccezione di Bologna, «ha prevalso il sistema delle quote tradendo ancora prima di iniziare la legislatura lo spirito del nostro programma».

Un disastro che ha portato ad un risultato pessimo: nella nuova legislatura Possibile sarà rappresentato da un solo deputato, il genovese Luca Pastorino. Male, anzi malissimo per un movimento nato per diventare «luogo di incontro per la sinistra diffusa, fuori e dentro dai partiti». Nelle prossime settimane Possibile dovrà eleggere un nuovo segretario, e Civati, rimasto fuori dal parlamento, non sarà della partita.

Per farlo capire ha citato il portale satirico Lercio, che lo aveva preso di mira nei giorni scorsi. «È vero quel che dicono, ho inviato un cv a Foodora per lavorare come fattorino, ma mi dicono che non c’è più posto». E ora? «Ora bisogna riflettere assieme, perché si rischia di rivotare tra pochi mesi, e io non avrò niente da mettermi».