Il controverso accordo stipulato tra Ankara e Bruxelles per arginare il flusso dei rifugiati verso l’Unione europea sta mostrando i suoi gravissimi e penosi limiti. Le organizzazioni non governative, come l’Unhcr e Amnesty International, sono particolarmente allarmate per il rinvio dalle isole greche alla Turchia dei rifugiati perché temono che non vi siano adeguate garanzie di correttezza nelle procedure e che i rientri si trasformino dunque in vere e proprie deportazioni.
Inoltre l’ accordo, se da un lato sta producendo un drastico calo delle traversate nel Mar Egeo, dall’altro sta già provocando il cambiamento delle rotte dei migranti, che puntano non più alle coste della Grecia, ma a quelle del Mar Nero e del Mediterraneo. Anche i prezzi degli attraversamenti imposti dai trafficanti di esseri umani stanno cambiando. Un passaggio verso le isole greche costava fino a poche settimane fa circa 2 mila dollari e adesso ne costa solo 100.
La tariffa per le nuove rotte è di 5 mila dollari e consente di attraversare il Mar Nero e quindi lo sbarco sulle rive rumene e bulgare o l’eventuale attraversamento del Mediterraneo. Anche nell’isola greca di Lesbo, che fino a qualche settimana fa riceveva un flusso di circa 1000 migranti al giorno, l’Unhcr sta registrando una diminuzione drastica del numero, con media giornaliera di 107 persone.
Il portavoce del presidente turco, Ibrahim Kaln, ha proprio ieri manifestato la preoccupazione di Ankara per la possibilità che si verifichi una nuova ondata di emigrazione proveniente da Aleppo e diretta verso la Turchia, sottolineando la necessità di non farsi trovare impreparati di fronte a un nuovo dramma umanitario.
Sabato 16 aprile saranno inaugurati una scuola e un ospedale a Kilis, nel sudest della Turchia, a 40 chilometri dal confine siriano, costruiti grazie al finanziamento dell’Ue. Kilis è una città che ospita più rifugiati che propri residenti e che per la sua grande opera di ospitalità è stata proposta alla nomination per il premio Nobel per la Pace. All’inaugurazione è prevista la partecipazione della cancelliera tedesca Angela Merkel e di altri leader europei, come annunciato ieri dal premier turco Davutoglu.
Per quanto riguarda la costruzione di nuovi campi di accoglienza per gestire i respingimenti dei migranti verso la Turchia, ne verrà costruito uno della capacità di 5000 persone nella zona di Mugla, sulla costa occidentale turca. Nel sudest anatolico, a Mara, è prevista la costruzione di un nuovo grande campo della capacità di 27 mila persone, una sorta di città di container. Questo progetto è stato fortemente criticato dagli abitanti della zona, convinti che i campo potrebbe facilitare infiltrazioni jihadiste.