Dicono che i sondaggi valgono quello che valgono, meglio fidarsi di dati reali, e così il governo Costa ha affrontato domenica il suo primo vero test: le elezioni per il rinnovo di province, comuni e municipi.

Tutti si affrettano a dire che non è corretto mischiare il livello locale con quello nazionale, quantomeno a livello teorico, perché poi in pratica nessuno si nega il piacere di cercare di capire se, pallottoliere alla mano, l’unità a sinistra sia più o meno solida dopo il voto.

Ma procediamo con ordine: in realtà, da raccontare, c’è poco, sono i paradossi di un paese dove, per il momento, le cose sembrano andare bene.

Dei tre partiti della coalizione, l’unico a perdere è il Partido Comunista Português (Pcp), poco meno di due punti percentuali, ma è quel che basta per rimetterci la guida di numerose città in favore dei socialisti, i grandi vincitori di questa tornata.

Unico neo in quella che è stata l’affermazione migliore di sempre, l’aver mancato di un soffio la maggioranza assoluta a Lisbona.

Questa potrebbe essere la migliore notizia della giornata, ma dipende da quello che succederà in futuro e se il Partido Socialista vorrà fare nella capitale quello che ha fatto a livello nazionale: un accordo con Be (Bloco de Esquerda) e Pcp.

Ce ne sarebbe proprio un gran bisogno, perché da un paio di anni, tra airbnb e defiscalizzazioni per gli stranieri che trasferiscono in Portogallo la residenza, il prezzo delle case è schizzato alle stelle.

Si parla di quartieri dove si arriva a pagare 10-12 mila euro al metro quadro. Per non parlare poi dell’assenza totale di un mercato degli affitti accessibile ai comuni mortali che, in media, hanno un reddito di 7-800 euro.

Di fronte a una devastazione di proporzioni bibliche – c’è chi considera Lisbona il nuovo principato di Monaco – occorrerebbero misure urgenti. Ci sono tantissimi soldi in ballo e su queste cose è sempre difficile tornare indietro.

Dicevamo dello stato di salute dell’esecutivo. Sibillinamente si può dire che senza cabala è difficile dare una risposta netta.

Qualche contrasto all’orizzonte c’è, ma dopotutto stiamo pur sempre parlando di una coalizione, e come potrebbe essere altrimenti. E poi, in fondo, al Bloco de Esquerda, che passa da 157 mila voti presi alle autarquicas (amministrative) del 2013 a 215 mila, è andata benissimo.

Quindi, in sostanza, perché rompere un’alleanza che, esclusi i comunisti, sembra premiare? Già perché il patto tra Ps, Be e Pcp è un po’ come una prigione, chi lo fa(rà) saltare dovrà assumersene la responsabilità e tutto lascia pensare che gli elettori potrebbero essere parecchio severi.

E poi, come si vede dai risultati che arrivano dalla capitale, ai portoghesi l’unità delle sinistre non sembra dispiacere più di tanto.