Non vogliono più stare a guardare. «La situazione è insostenibile, uomini donne bambini già sfiniti per terra, bloccati in condizioni sempre più desolate, Bicske…». E’ ora di agire. L’appuntamento è domani alle 8.30, Praterstadion Vienna, per andare a prendere i rifugiati alla stazione Keleti e portarli nella capitale austriaca, a 300 chilometri di distanza da quella ungherese. Convoglio Budapest Vienna servizio sostitutivo alle rotaie per rifugiati si chiama l’iniziativa spontanea lanciata da un post individuale apparso sulla pagina facebook del gruppo di cittadini soccorritori dei rifugiati Mensch sein in Oesterreich – essere persone in Austria, promotore della manifestazione di Vienna di lunedì scorso. «Il tempo degli appelli all’Ue e ai politici è scaduto, dobbiamo agire noi… non dobbiamo lasciare nulla di intentato per salvare vite» si legge nell’appello che vuole anche essere «un’azione per spezzare la politica dell’Ue delle frontiere blindate». 2400 persone hanno dato la loro adesione al convoglio, 620 sono incerte.

Sui social l’iniziativa ha scatenato reazioni contrastanti, tra entusiasmo convinto e richiami alla prudenza, trattandosi di un’azione penalmente perseguibile da parte dell’Ungheria. In effetti molti interventi di scoraggiamento da parte ungherese di fonte non meglio identificabile si sono riversati nelle reti austriache, alcuni in sola lingua ungherese. Poi l’intimidazione è diventata concreta: ieri mattina la polizia ungherese ha arrestato vicino alla stazione Keleti 4 attivisti viennesi intenti a far salire a bordo dei rifugiati. La legge ungherese prevede tre anni di galera per chi aiuta un attraversamento illegale di frontiera senza lucro, e un anno per chi lo prepara, pene più alte per i trafficanti.

Sul versante austriaco l’estrema destra di Hans Christian Strache ha annunciato che fotograferà tutte le targhe austriache che dal Prater partiranno domenica per l’Ungheria. Denunce preventive sono già partite. Il ministero degli interni austriaco da parte sua ha chiarito che il soccorso alla fuga senza fini di lucro non è reato, ma può essere punito con una multa fino a 1000 euro. Robert Misik, noto giornalista e saggista austriaco che ha fornito un passaggio a Vienna a tre profughi, si è autodenunciato in «Come sono diventato Schlepper (scafista di terra)», pubblicato dal settimanale tedesco die Zeit.

A Vienna nella società civile cresce la mobilitazione a favore dei rifugiati, anche da parte di aziende, supermercati, sciatori, squadre di calcio, l’Opera di stato… Un fulcro di accoglienza sono diventate le stazioni ovest e centrale preparate da giorni per l’arrivo dei profughi dall’Ungheria: «Le ferrovie ungheresi hanno ingannato anche noi. Avevamo i treni pronti per portare i rifugiati dal confine a Vienna, e lo sono tuttora», ha dichiarato il presidente delle ferrovie austriache Christian Kern. Collaborano con i cittadini Ong, Caritas e Croce Rossa che ha allestito posti letto e servizi in un palazzo dimesso, in tempi record. «Siamo ormai pieni di cibo, coperte, materassi, articoli igienici, giocattoli, impermeabili portati dalla gente» tanto che dalla stazione partono macchine della Caritas per portare gli aiuti anche a Budapest. Il comune di Vienna ha allestito servizi medici.

Salta agli occhi la differenza col centro di prima accoglienza per rifugiati di Traiskirchen gestito dal ministero degli interni dove un migliaio di persone dormono all’aperto. Anche le mille o duemila persone che potrebbero arrivare se l’operazione Convoglio sostitutivo Budapest Vienna riesce verrebbero portate alle stazioni. Il convoglio rischia, ma non sarà solo. Molti giornalisti e artisti lo seguiranno.

Ultim’ora, tutto disdetto? Il convoglio parte, sì, «più imponente che mai, per portare aiuti sul posto e sostenere la marcia dei rifugiati. Ma la situazione in Ungheria si è così inasprita che oltre alla nostra non possiamo garantire la sicurezza dei profughi» che quindi non verrebbero portati a Vienna, si legge nell’ultimo update. Una precauzione per essere meno esposti o cambiamento vero?