Una riforma del regolamento di Dublino che preveda la distribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo tra gli Stati membri della Ue è una dei pochi punti condivisi fin da subito con il M5S. Per il resto il capitolo del programma che riguarda l’immigrazione si basa tutto sulle proposte della Lega che puntano a fermare senza troppi complimenti gli sbarchi e aumentare i rimpatri dei migranti irregolari e sulle quali i grillini , consenzienti o meno, si sono allineati.

Il punto più pericoloso si trova forse alla nona riga, dove si sottolinea la necessità di arrivare a una «verifica» delle missioni europee nel Mediterraneo, che grillini e leghisti giudicano penalizzanti per «le clausole che prevedono l’approdo» nei porti italiani delle navi che hanno tratto in salvo dei migranti. In realtà le clausole di cui si parla di fatto non esistono più da mesi, cancellate dall’Agenzia europea Frontex con l’avvio della missione Themis che esclude un simile automatismo, sostituito con l’ordine alle navi di dirigersi verso «il porto sicuro più vicino».

Questo significa che, senza ricorrere al più volte sbandierato blocco navale (impossibile da attuare e che provocherebbe l’accusa all’Italia da parte di Bruxelles di mettere in atto dei respingimenti vietati dal diritto internazionale) a chi domani siederà al Viminale potrebbe essere sufficiente non autorizzare alle navi cariche di migranti l’ingresso in un nostro porto per evitare nuovi sbarchi. Come in parte è successo nelle scorse settimane con la navi delle Ong Open Arms e Sos Mediterranée, salvo una successiva retromarcia da parte del ministero degli Interni.

Altro punto di pura propaganda riguarda il rimpatrio forzato di «circa 500 mila» migranti irregolari tante volte promesso dalla Lega. Difficile che venga messo in pratica, visto che farlo richiederebbe due miliardi di euro e almeno una trentina di anni. Più realistica la realizzazione di centri di identificazione ed espulsione in ogni Regione dove rinchiudere i migranti fino a 18 mesi, invece degli attuali tre.