«Il mio impegno in parlamento rafforzerà la nostra lotta», dice al manifesto Camila Vallejo. La popolare leader degli studenti cileni, 25 anni, è stata eletta domenica, primo turno delle consultazioni vinte con il 46% da Michelle Bachelet (il ballottaggio si terrà il 15 dicembre). Vallejo, candidata nel distretto della Florida per il Partito comunista (questa volta interno all’alleanza di centrosinistra Nueva Mayoria), ha ottenuto il 43,6%. Ce l’hanno fatta anche altri giovani leader dei movimenti come Karol Cariola, segretaria generale della Gioventù comunista, Giorgio Jackson, di Revolucion Democratica, e Gabriel Boric, di Izquierda Autonoma, proveniente dai gruppi radicali degli anni ‘90. Dalle piazze al parlamento. Come vede il suo nuovo ruolo? Come deputata la mia sfida sarà quella di portare in parlamento i contenuti imposti nelle piazze dal movimento sociale. Faremo approvare nuove leggi sui temi per i quali abbiamo lottato: il diritto all’istruzione pubblica, gratuita e di qualità. Una nuova costituzione per il Cile che si lasci definitivamente alle spalle la disastrosa eredità politica, culturale, economica e sociale di Augusto Pinochet. Una nuova legge del lavoro che assicuri i diritti dei lavoratori. Una sanità decente che non sia basata sulla speculazione e il lucro. Un sistema pensionistico giusto e ugualitario. Un insieme di trasformazioni che la società cilena sta domandando da molti anni.

Pensa che i comunisti possano condizionare l’azione politica di Bachelet?

La presenza dei comunisti nell’alleanza Nueva Mayoria ha significato un cambiamento nell’impostazione programmatica. Senza dubbio con il nostro concorso l’arco delle proposte si è spostato molto più verso i diritti del popolo, verso l’approfondimento della democrazia. Dopo, si tratterà di far in modo che questi cambiamenti non rimangano sulla carta e si avanzi sempre di più, perché ci sono temi che richiedono molto impegno. Certo, non possiamo pretendere che in quattro anni si possano attuare tutte le trasformazioni strutturali che il paese richiede, ma è necessario tracciarne il cammino. Speriamo di riuscire a far votare in parlamento le leggi per cui ci siamo impegnati e che sono state annunciate. Nueva Mayoria oggi ha la maggioranza nel Congresso, sia in termini di deputati che di senatori.

Che pensa del voto mapuche nella storica regione dei nativi, l’Araucania? La candidata di destra, Evelyn Matthei vi ha realizzato il suo miglior risultato.

È un peccato che a causa del sistema elettorale binominale molti candidati non riescano a farsi eleggere, anche se ottengono un buon risultato. Molti candidati del popolo mapuche si sono presentati e non sono stati eletti. E così è stato per esponenti politici di altre etnie. Speriamo che con i necessari cambiamenti alla costituzione anche le leggi che reggono l’attuale sistema di voto diventino più rappresentative, più proporzionali. I mapuche devono essere rappresentati in parlamento, come in tutte le istanze del potere statale, così indica la Convenzione 169 dell’Ilo sui diritti dei popoli indigeni e tribali. In ogni caso, nella zona dell’Araucania, Nueva Mayoria ha ottenuto il 54% dei voti quanto ai deputati; il 53% dei senatori, e la nostra candidata alla presidenza ha totalizzato il 49,56% dei voti. Questo ci consentirà di avanzare con maggior giustizia e di avere una più adeguata rappresentanza di tutti quei settori della società che continuano a essere marginalizzati ed esclusi.