Non è una vita facile per i giornalisti in Cina, specie negli ultimi tempi. Prima Tianjin, poi la tempesta economica: le direttiva dal Partito a «non» scrivere di certi argomenti è arrivata chiara, tanto che un giornalista è già stato arrivato.

Ma quanto successo ieri a Pechino ha del clamoroso, perché ad essere arrestati («portati via dagli investigatori», secondo quanto riportato dai media di Hong Kong) sarebbe toccato al presidente e al vice presidente della piattaforma on line del «Quotidiano del popolo», l’organo ufficiale del Partito comunista.

La voce di quanto il Partito vuole venga diffuso non solo nella propria versione cartacea ma anche in rete. I motivi dell’arresto o dell’indagini sui due boss del sito internet non sono ancora chiari.

Non ci sono neanche ipotesi, anche se tutto potrebbe far pensare a un’investigazione per corruzione. Nel frattempo altri arresti arrivano a margine delle inchieste sul crollo della Borsa, un’altra vicenda che – come per Tianjin – il governo vuole risolvere il prima possibile.

L’agenzia Xinhua ha scritto che importanti operatori come Xu Gang, direttore della società di brokeraggio Citic Securities, l’ex-dirigente della China Securities Regulatory Commission (Csrc, l’organismo addetto al controllo della Borsa) Ouyang Jiansheng (e il giornalista Wang Xiaolu della rivista Caijing), sono stati fermati e interrogati, senza chiarire se siano stati incriminati.