Doveva essere «l’ultimatum all’Europa», il pugno di ferro sbattuto sul tavolo dal ministro Marco Minniti, il momento per ridiscutere le regole della missione europea Triton o altrimenti uscirne sbattendo la porta.

Varsavia, il vertice chiesto dall’Italia al quartier generale dell’agenzia europea di controllo delle frontiere Frontex, è sparito per tutto il giorno dai radar, ieri, dopo la totale irrilevanza nella quale sono state fatte cadere al vertice europeo dei ministri degli Interni di Tallinn le istanze italiane su un maggiore coinvolgimento dei paesi membri nella gestione dei flussi migratori dalla Libia.

A Varsavia il Viminale è tornato a reclamare un maggiore coinvolgimento degli altri Stati che partecipano all’operazione Triton – tra cui segnatamente Francia e Germania – nel prendersi in carico, anche in minima parte, i migranti salvati in mare dalle navi dei soccorsi, sia delle ong sia di Frontex appunto, in una logica di «regionalizzazione delle operazioni di salvataggio».

Un’idea già trattata come peregrina dalla portavoce di Frontex, Ewa Moncure, che in una intervista ad un quotidiano torinese alla vigilia del Consiglio di gestione dell’agenzia a Varsavia, ha bollato come piuttosto improponibile modificare il corso d’opera il piano annuale d’intervento dei mezzi dell’agenzia (12 navi, 3 aerei e 4 elicotteri) – il Joint Operation Triton 2017 – che prevede lo sbarco dei migranti nei porti italiani, visto che è già stato licenziato e sottoscritto dall’Italia, così come succede per le altre missioni: le operazioni Poseidone in Grecia e Indalo in Spagna.

Inoltre l’operazione Triton è stata inaugurata nel 2014 proprio su richiesta italiana, per sostituire la missione tutta italiana Mare Nostrum, e quindi sarebbe inusitato che la stessa Italia vi si sottraesse. Quanto a riorganizzare gli interventi regionalizzando le aree Sar (search and rescue), pure improbabile, la portavoce ha fatto notare che «non dipende da Frontex».

Il ministro Minniti alla fine non ha partecipato alla riunione a Varsavia, ha mandato in sua vece il direttore della polizia di frontiera Giovanni Pinto, scatenando le battute sarcastiche di Renato Brunetta.

Pinto è stato ricevuto dal direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri. Ma il comunicato al termine dell’incontro, in serata, è risultato del tutto generico. Per non mandare a casa la delegazione italiana del tutto umiliata e ignorata Leggeri ha promesso di istituire «un gruppo di lavoro per valutare ulteriormente la situazione e redigere un nuovo piano operativo» che coinvolga anche le ong.