Ieri mattina il presidente ucraino Petr Poroshenko si è presentato alla Rada per fornire un aggiornamento sulla situazione interna. Al momento di intervenire, dagli scranni delle opposizioni sono stati innalzati cartelli e sono volati fischi e urla.

A protestare è l’opposizione ancora legata a Janokuvich per la politica di scontro con la Russia e l’inasprirsi della crisi economica ma anche i deputati di Patria il partito della «pasionaria» Julya Tymoshenko i quali denunciano l’aumento dell’autoritarismo e della repressione.

Fuori dal parlamento si è tenuto un meeting di protesta contro la repressione. Negli ultimi mesi si è assistito infatti da parte governativa a un inasprimento delle misure liberticide. Ormai tutti i corrispondenti russi sono stati espulsi. Il direttore di un popolare blog all’opposizione liberale è stato arrestato nei suoi uffici qualche giorni fa.

In piazza, come succede spesso nei paesi ex-sovietici dove la questione della difesa della democrazia è all’ordine del giorno, si mischiano le bandiere del liberali con quelle rossonere degli anarchici e quelle rosse con il pugno stilizzate della nuova sinistra di «Resistenza Operaia» che rivendicano una posizione «pacifista e internazionalista» sulla guerra nel Donbass.

In piazza anche Opposizione di Sinistra la formazione nata dall’unificazione del Partito comunista, posto 2 anni fa fuorilegge, con la sinistra socialista di Natalya Vitrenko.

Lo stesso Poroshenko si è detto in aula preoccupato dell’ascesa della sinistra in Ucraina. «La de-comunistizzazione non ha eliminato la domanda nella società di ideologia comunista e di odio di classe. Anzi la domanda è aumentata a causa di una oggettiva crisi economica e l’approfondirsi delle dello iato tra ricchi e poveri – ha dichiarato il «re del cioccolato» – Ora le loro bandiere sono diventate gialloblu (la bandiera della Opposizione di Sinistra ndr) ma i loro slogan sono presi a prestito dagli archivi comunisti e dal Partito Socialista Progressista della Vitrenko».

Passando a trattare la questione del Donbass, Poroshenko ha de facto respinto la proposta russa di una forza di pace dell’Onu: «Siamo a favore di una missione di pace dell’Onu in tutto il Donbass», ha detto, ma aggiungendo: «La missione dovrebbe soddisfare i principi fondamentali delle operazioni internazionali che a priori escludono la partecipazione del paese aggressore e dei paesi del conflitto».

La Russia potrebbe accettare di non partecipare alla missione ma non può permettere che le truppe vengano dislocate in tutto il Donbass come promette Kiev. Poroshenko ha però riconosciuto che invece la querelle crimeana non può più essere posta all’ordine del giorno e soprattutto che l’uso della forza è escluso.

«Possiamo prenderci la Crimea con la forza? È realistico? No» ha dichiarato durante il suo messaggio annuale alla Rada: «La Russia se ne andrà da sola? No», ha ammesso l’oligarca. «Ma possiamo creare condizioni perché la Crimea diventi un onere insopportabile per Mosca e tutto ciò sarà possibile utilizzando i tribunali internazionali» ha concluso.

Un’altra grana viene dalla Moldavia dove il potere è in coabitazione tra un governo liberale e il presidente socialista e filo-russo Igor Dodon. Il governo ha deciso di spedire un contingente in Ucraina per esercitazioni con le truppe della Nato a cui il presidente si è fermamente opposto. «Porterò davanti al tribunale militare quegli ufficiali che decidessero di partire» ha dichiarato Dodon.