23 e 27 giugno: sono le prossime date rilevanti nella crisi ucraina. Il 23 il neo presidente Poroshenko dovrebbe presentare il piano di pace, per portare il Paese ad una normalizzazione e procedere, addirittura, alle elezioni parlamentari anticipate il prossimo autunno.

Il 27 giugno, invece, è la data prescelta per la firma dell’accordo di associazione con la Ue, quell’intesa negata da Yanukovich e all’origine delle proteste scaturite infine con la cacciata dell’ex presidente, l’arrivo di Yatseniuk come capo del governo di Majda, l’annessione della Crimea alla Federazione russa, la guerra civile e infine l’elezione dell’attuale presidente Poroshenko.

Quest’ultimo pare avere fretta di ritrovarsi a capo di un Paese quanto più normale. Oggi dovrebbero essere presentati i dettagli della road map che poi verrà illustrata nei dettagli il 23 giugno al Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione europea in Lussemburgo. Lo ha annunciato il capo di Stato ucraino, Petro Poroshenko, presentando il nuovo capo della diplomazia di Kiev, Pavlo Klimkin, ai funzionari del ministero degli Esteri. Quest’ultimo sostituisce il precedente ministro, a sua volta nominato per acclamazione da Majdan, cacciato per aver definito «testa di cazzo» il presidente russo Putin.

Si tratta di un gesto importante, da parte di Poroshenko, poiché Mosca aveva reagito in modo decisamente rabbioso a seguito degli insulti pubblici nei confronti del proprio presidente. Non si tratta dell’unico cambiamento effettuato da Poroshenko, desideroso di sistemare i propri fedeli alleati in posizioni chiave. Il primo l’ha sistemato a capo della procura generale, ruolo decisivo in un eventuale post- guerra, perché dovrà procedere a sistemare tutti i crimini e reati commessi in questi ultimi mesi. E non sarà da andarci troppo leggeri, quindi la presenza, precedente, di un membo dei nazisti di Svoboda a capo della procura non era certo un buon viatico.

Al posto del fascista di Svoboda, Poroshenko ha sistemato l’ex vice premier Vitali Iarema, del partito «Patria» di Tymoshenko. A capo della Banca centrale invece, da ieri c’è Valeria Gontareva, ma la legge ucraina consente al presidente di nominare anche il ministro della Difesa e il capo dei servizi segreti. È ipotizzabile che Poroshenko proceda con altre sostituzioni.

A est nel frattempo si continua a combattere, mentre dagli Usa arrivano nuove accuse a Mosca. Il segretario del Tesoro americano Jacob Lew infatti ha balenato ancora una volta di fare partire la terza fase delle sanzioni contro la Russia, ovvero misure che colpiscono i settori bancario, minerario e dell’energia, se Mosca «non fermerà le forniture di armi ai gruppi separatisti nell’est dell’Ucraina».

Lew, che a Berlino ieri ha incontrato il ministro delle Finanze Wolgang Schaeuble, ha chiesto alla Russia il sostegno al piano di pace del presidente ucraino Petro Poroshenko che si articola a partire dal cessate il fuoco unilaterale garantito da Kiev. «Posso confermare che vediamo un nuovo rafforzamento militare russo, almeno alcune migliaia di soldati sono state dispiegate alla frontiera ucraina, E vediamo manovre nelle vicinanze dell’Ucraina» ha detto il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, in una conferenza stampa tenuta dopo aver tenuto un discorso alla Chatham House a Londra. «Se tale dispiegamento fosse per sigillare la frontiera e fermare il flusso di armi e combattenti, sarebbe un passo positivo. Ma non è quello che stiamo vedendo» ha sostenuto Rasmussen rispondendo a chi chiedeva se potesse confermare il ritiro delle truppe russe annunciato qualche settimana fa.

«Ritengo che questo sia un passo indietro molto deplorevole» ha accusato il segretario generale della Nato, aggiungendo: «Sembra che la Russia tenga aperta l’opzione di intervenire ulteriormente. Quindi la comunità internazionale dovrebbe rispondere con fermezza se la Russia intervenisse».