Finalmente anche le Giornate del Cinema Muto di Pordenone (1-8 ottobre) ritornano a pieno regime e con un programma nutritissimo di film muti di ogni tipo: melodrammi e comiche americane, film sperimentali o realizzati nelle colonie olandesi in Africa, alcune pellicole presentate novant’anni fa nella prima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia e film provenienti da una geografia variegata.

Per le serate «musicali», ovvero con accompagnamenti orchestrali o particolarmente significativi a coronare il lavoro degli ottimi musicisti che da sempre suonano con perizia i film, apertura sabato primo ottobre con The Unknown di Tod Browning con un Lon Chaney-Alonzo eccezionale e una giovane Joan Crawford, di cui Alonzo si innamora facendo una scelta crudele pur di poterla avere. Come sempre Chaney assume uno dei suoi «mille volti» trasformando il suo corpo con mutilazioni funzionali al dramma; forse il film migliore della coppia Browning-Chaney e senza dubbio quello più tragico. L’evento della prima domenica è Nanook of the North, il mitico documentario di Falherty e in chiusura The Manxman di Hitchcock, l’ultimo film muto del suo periodo inglese, tratto da un romanzo del popolare Hal Caine, in cui due amici di diversa estrazione sociale, innamorati della stessa ragazza, si confrontano con la sua indecisione, evidenziando come le differenze sociali -che ossessionano il cinema inglese- possono condizionare i sentimenti. Completano il «Canone rivisitato» La dixième symphonie di Abel Gance, un melodramma muto sulla composizione di una sinfonia che esprime la gelosia del musicista e Manolescu di Viktor Tourjansky con il grande Ivan Mozzuchin, Brigitte Helm e Dita Parlo, sulle vicende del famoso attore del XIX secolo.

Restauri
Tra i «Restaurati e ritrovati» troviamo un Robert Vignola fresco di restauro, The Love That Lives, con la musa del regista, Pauline Frederick, Just Around the Corner di Frances Marion, la più geniale sceneggiatrice del tempo che firma diversi film di questa edizione delle Giornate e qui alle prese con una delle sue tre regie, in un film prodotto da William R. Hearst ambientato nel Lower East Side. Presenti inoltre il film della napoletana Lombardo Film (che poi diventa Titanus) Profanazione (Eugenio Perego) con Leda Gys, la più moderna delle attrici del muto italiano, Bobbed Hair che racconta il taglio dei capelli alla maschietta che, come l’accorciamento delle gonne, simboleggia la moderna flapper, Hande, film sperimentale con le mani di un uomo e una donna che raccontano così la loro storia d’amore, l’animazione Die Grosse Lliebe einer Kleinen Tanzerin, Night Owls con Stanlio e Ollio, Europa di Franciszka e Stefan Themerson, un documentario-sperimentale polacco del 1931 che evoca la progressiva diffusione del nazi-fascismo nel continente, ispirato da una poesia di Anatol Stern.- film quindi di grande attualità.

Il paese inventato
Tra le diverse sezioni delle Giornate «Ruritania» che propone una selezione di film ambientati in un immaginario regno dell’Europa centrale, ovvero nei Balcani, mostrati come un paese retrogrado, abitato da regnanti in divisa e coi baffoni, tra operetta e cappa e spada, come Den Sorte Kansler (1912) del danese August Blom, famoso per essere il regista del primo film vampiresco, cioè con la vamp, in questo caso alle prese con la storia di una principessa che non vuole sposare l’uomo a lei destinato. Sui gradini del trono un film della torinese Pasquali (1912 ) diretto da Ubaldo Maria del Colle, un film dai numerosi remakes e imitazioni, Il prigioniero di Zenda del 1912 firmato dal primo regista importante del muto americano Edwin Porter, ambientato per l’appunto nel regno di Ruritania, His Royal Slyness Hal Roach una commedia con Harold Lloyd, in cui il comico americano raggiunge il regno di Thermosa dove si scatena una rivoluzione che lo trasforma in repubblica, Three Weeks, tratto da uno scandaloso (per l’epoca) romanzo di Elinor Glyn, supervisione della geniale sceneggiatrice June Mathis, in cui la regina di Sardalia incontra in Svizzera un aitante nobiluomo inglese e i due fuggono a Venezia. In questo film e in diverse pellicole americane del tempo, Venezia infatti è il luogo dell’evasione, che si apre alle molli seduzioni dell’oriente e affascina persone in fuga dalla rigidità delle regole continentali. Dopo Parigi è la città straniera più presente nei film anni Venti e Trenta.

Oltre a Sardalia e Thermosa, Ruritania è anche «Hentzau» nel corto comico con Stan Laurel Rupert of Hee-Haw, ed è Graustark nel film omonimo con Norma Talmadge (attrice cui è dedicata una sezione del festival) adattato da Frances Marion e sceneggiato da Lenore Coffee. When a Man’s a Prince è una comica con Ben Turpin, in Hans Kunglig Hoghet Shinglar un barbiere viene coinvolto nel colpo di stato nel suo paese d’origine, Tiraneian, The Runaway Princess (Anthony Asquit) è un giallo-drammatico in cui una principessa fugge (Mady Christians) dalle mani di un falsario. Questo programma «ruritano» è accompagnato da cinegiornali, probabilmente di personaggi reali, per fare un sorprendente confronto tra realtà e immaginario.

Le sorelle Talmadge
Una sezione monografica è dedicata a Norma Talmadge, sorella di Constance ma anche di Natalie (che sposò Buster Keaton). Le sorelle Talmadge, figlie di un alcolista e di una intraprendente madre che le porta a Brooklyn quando era ancora a New York che si faceva il cinema, erano l’equivalente dai capelli scuri delle sorelle Gish: bei lineamenti, duttilità interpretativa (Constance era ottima interprete di commedie) e debutto con Griffith.

Norma aveva esordito alla Vitagraph, dove rimase cinque anni, interpretando 250 corti; di questi in programma otto film. Sposato il produttore Joseph Schenck Norma avvia con lui una casa di produzione, diventando una delle più affermate (e ricche) dive del (primo) muto americano. Una peculiarità della Norma Talmadge Productions è che fino al 1922 rimane a New York, senza spostarsi sulla costa Ovest come fanno le majors dal 1915 in poi. Negli stessi anni la guerra priva le boutiques americane della moda francese, che viene sostituita dalla produzione che si sviluppa a New York e Norma diventa la fashion queen del tempo, con una sua rubrica sulla rivista Photoplay, in cui sostiene con enfasi la moda made in the US, scrivendo: «L’America è il paese di bei vestiti per tutti… Noi non vogliamo vestire bene una classe ristretta di donne ma vestire bene tutte le donne americane.»

Tra i lungometraggi interpretati da Norma Talmadge proposti a Pordenone The Moth, prodotto dalla sua società, in cui è un’ereditiera viziata che si innamora di un avventuriero a caccia dei suoi soldi, in The Ghost of Yestarday è sia una sartina che sposa un dissipato, ma muore precocemente, sia una cantante parigina che le assomiglia; in The Forbidden City è una cinesina che sposa un americano ma che il padre «dona» all’imperatore per il suo harem, in The Heart of Wetona invece è una Comanche innamorata di un «bianco», in Yes or No ha di nuovo due ruoli: una ricca scontenta e una povera felice e il cui marito inventa la lavatrice, The Sign on the Door è un dramma di Channing Pollock. Per Within the Law, Frances Marion scrive per lei il ruolo di una commessa accusata ingiustamente di furto che vuole vendicarsi del suo capo e diventa truffatrice, ma si innamora del figlio di lui. Tra i suoi ruoli più famosi The Lady (1925) del maestro del melodramma Frank Borzage, anche questo scritto dalla Marion, in cui interpreta una cantante di varietà che ha un figlio da un aristocratico scialacquatore, che il padre di questi vuole sottrarle. Le trame raccontano un cinema in cui Norma è quasi sempre una vittima, per quanto coraggiosa e piena di risorse, delle circostanze sociali e della cattiveria dei maschi: un retaggio vittoriano che le consente comunque nei ruoli di ricca signora di sfoggiare abiti eleganti e di mostrare le sue notevoli doti di attrice drammatica. Preparare comunque i fazzoletti.