Verrà l’apocalisse e avrà il codino di Pablo Iglesias. Questo, in sostanza, il nucleo della strategia difensiva del Pp, che sente il fiato di Podemos sul collo e sta affilando i coltelli per evitare un possibile passo falso alle regionali di maggio.

La tattica è chiara: instillare la paura del cambio nell’elettorato e vendere, ben confezionata, la bugia della ripresa (un vero mantra della campagna del Pp) contro la supposta destabilizzazione incarnata da Podemos.

Con l’appoggio, peraltro, dalla stampa maggioritaria (compreso El País), che negli ultimi mesi ha abbracciato la crociata dell’establishment politico. L’attacco è partito ufficialmente martedì scorso durante il dibattito sullo stato della nazione: «Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni è in pericolo», ha dichiarato Rojoy, riferendosi naturalmente all’ascesa della formazione di Iglesias.

L’obiettivo è quello di creare una dicotomia artificiosa ma d’effetto, tra l’ordine e la continuità e il salto nel buio, con l’obiettivo di parlare direttamente alla pancia dell’elettorato indeciso ma deluso dagli anni di governo popolare. Il piano di battaglia sarebbe stato dettato direttamente dalla cupola del Pp, rispolverando la tattica «apocalittica» che nel 2012 portò alla presidenza della Galizia Alberto Feijóo contro il partito indipendentista Anova.

In quel caso la demonizzazione dell’«altro» portò i suoi frutti e Feijóo vinse anche grazie al voto di paura. Tre anni dopo, la lezione torna utile: il Pp sa che le sue speranze di vittoria (alle regionali, ma soprattutto alle politiche), dipendono non tanto dal voto di consenso, ma da quello contro. Contro Podemos, ovviamente.

I popolari potranno salvarsi solo se riusciranno a canalizzare l’ostilità nei confronti di Iglesias e ad amplificarla espandendola anche all’elettorato più moderato (che in parte sta emigrando verso Ciudadanos, l’alternativa di centro per i fuoriusciti del Pp).

In quest’ottica, Il Partido popular spara a Podemos, per colpire di rimbalzo il Psoe. Esiste, infatti, un elettorato consistente (e decisivo) che pur non appoggiando Iglesias è più affine al Psoe che al Pp: i popolari stanno facendo di tutto per portarlo dalla loro parte, agitando lo spauracchio di una possibile alleanza di governo Podemos-Psoe e chiedendo un voto di compromesso in chiave anti-Iglesias.

L’altro fronte della controffensiva del Pp si snoda sul piano economico, dove la consegna è sorvegliare e punire: un primo attacco è già stato sferrato dal ministro delle finanze Montoro contro Carlos Monedero, numero due e ideologo di Podemos, finito nel mirino per aver percepito 425.000 euro per una consulenza ai paesi dell’Alleanza bolivariana, fatturando poi la somma non come persona fisica, ma a nome di una società a lui intestata (con conseguente risparmio sulla tassazione).

Monedero ha già corretto lo scivolone, ma il caso – un’inezia rispetto agli scandali di corruzione e fondi neri del Pp – ha avuto un’importante ripercussione sui media e ha creato qualche imbarazzo a Podemos.

E non è tutto: stando a quanto riferisce il quotidiano El Mundo, la dirigenza del Pp avrebbe ordinato agli avamposti locali di sorvegliare i conti delle campagne regionali e comunali della formazione viola e di fare le pulci a qualsiasi evento targato Podemos.

In questi giorni, ad esempio, si sta questionando la provenienza del denaro che servì a pagare gli autobus della partecipatissima manifestazione della Puerta del Sol del 31 gennaio scorso.

E sono mesi, ormai, che negli ambienti conservatori si specula su un possibile finanziamento da parte del governo del Venezuela.

Gli occhi vigili del Pp sono puntati anche sulla gestione del crowdfunding, uno dei metodi di finanziamento di Podemos, che per le europee raccolse 114.000 euro attraverso questo canale. La nuova legislazione sul finanziamento ai partiti, che entrerà in vigore a maggio, proprio in occasione delle elezioni regionali e comunali, regolerà queste entrate, assimilandole alle donazioni: saranno pertanto soggette a limitazioni e non potranno essere utilizzate per finanziare progetti specifici, dato che la nuova legislazione vieta «donazioni anonime o volte a fini particolari».

Non è una buona notizia per il partito di Pablo Iglesias, che affronta questa prima tornata elettorale senza finanziamenti pubblici. Le legge, infatti, concede fondi in base ai precedenti risultati elettorali e Podemos è alla sua prima prova sullo scenario nazionale.