Non c’è Covid che tenga: anche per il 2021 avremo Sanremo, edizione 71 anzi 70 + 1 come ha sottolineato Amadeus presentatore e direttore artistico per la seconda volta, perché è: «L’anno della rinascita». Ma al netto dell’eccesso di ottimismo sulla possibilità di organizzare un festival in presenza di pubblico – seppur contingentato – fra le anguste vie della città ligure pur con tutte le cautele del caso, va dato atto a Amadeus di aver messo a punto un cast con una sua logica. Comunicato in modalità stillicidio durante l’interminabile kermesse di Sanremo Giovani quasi a notte fonda, l’elenco dei «big», prosegue nel (cauto) tentativo messo in atto prima dal «dittatore artistico» Baglioni e poi dallo stesso showman milanese, di rendere la maratona festivaliera più in sintonia con i tempi.

DENTRO un po’ a sorpresa – soprattutto per il pubblico più legato alla tradizione del «cuore che fa rima con amore» – i protagonisti di una scena che un tempo si diceva indie, e che ora si declina su un pop intelligente e soprattutto fuori dalle logiche «usa e getta» delle radio schiave dello streaming. Parliamo de La rappresentante di lista, Willie Peyote, Fulminacci (premio Tenco come miglior esordio), Coma-Cose, Di Martino e Colapesce, ma anche la scena pop tradizionale sceglie modalità più raffinate, con i ritorni di Noemi, Malika Ayane, Max Gazzè, Ghemon e Bugo, la cui inclusione – dopo il casus belli dello scorso febbraio – ha mandato fuori dai gangheri Morgan, escluso invece dalla gara. Certo c’è spazio anche per il tocco vintage di Orietta Berti alla dodicesima partecipazione, ma anche per il curioso punk rock degli Extraliscio di Mirco Mariani mescolato con la tradizione romagnola e il rock piacione dei romani Maneskin, adorati dalle nuove generazioni. Insomma, sulla carta una mescolanza di stili e suoni che possono rendere Sanremo 2021 potenzialmente intrigante.