Il primo novembre ponte Morandi non esisterà più. Al netto di imprevisti, che potrebbero andare dalle condizioni meteo alle disposizioni della procura, la vallata sul Polcevera vedrà ancora una molta modificato, in maniera drastica, il suo panorama: il 14 agosto scorso lo squarcio nel viadotto, tra un paio di mesi anche i piloni e le campate resistiti al crollo saranno abbattuti. Niente più selfie con il gigante spezzato sullo sfondo.

Autostrade ieri ha presentato, con un giorno di anticipo sulla deadline imposta dal commissario per l’emergenza e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, un cronoprogramma e alcune ipotesi di massima per la demolizione.

«Osservazioni preliminari» dice Toti, però piuttosto precise su quello che succederà. Il troncone est, che incombe sulle case sfollate, sarà abbattuto con una tecnica mista: microcariche esplosive per il collassamento del pilone 10 e l’uso di robot per l’abbattimento meccanico dell’11 (rinforzato da una ristrutturazione negli anni Novanta). «Nessuna demolizione preventiva per i palazzi sottostanti», ha spiegato l’assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone. Che non significa che saranno risparmiate, anzi. Andranno giù insieme al pilone. 150 appartamenti su un totale di circa 250. Il troncone ovest, che insiste su varie attività produttive, sarà invece smontato pezzo per pezzo. Un solo giorno di lavoro per i monconi con le “A”, come li chiamava Morandi. Venti giorni per la struttura a ponente.

Per presentare il pre-piano è arrivato a Genova anche l’amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci. Entrato e uscito nel palazzo della Regione da un ingresso secondario, ha affidato il suo commento sul vertice a un comunicato stampa. «Riunione molto costruttiva, come tutte le precedenti, abbiamo presentato una serie di opzioni di demolizione e ricostruzione del viadotto Polcevera, che saranno in parte sovrapposte, confermando sostanzialmente i tempi già annunciati». Su questo punto però qualcosa non torna. «Non abbiamo parlato affatto di ricostruzione», ha assicurato Toti. Tema spinosissimo, visto lo scontro a distanza con il vicepremier Di Maio e il ministro Toninelli che vorrebbero esautorare la società della famiglia Benetton da quell’impegno, salvo farglielo pagare.

In materia di rapporti con il governo, il presidente della Regione e il sindaco di Genova hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Obbiettivo: ipotecare il ruolo di commissario e i poteri e deroghe che gli competono oltre il periodo dell’emergenza quindi, appunto, per la ricostruzione. «E avere una legge apposita per la città – sottolinea il governatore ligure – che consenta di velocizzare gli appalti delle opere che saranno necessarie e consentire una più ampia possibilità di sostegni economici per le realtà economiche penalizzate».

Nel prossimo mese l’idea di Autostrade per la demolizione sarà elaborata in ogni dettaglio. Saranno indispensabili diversi sopralluoghi, sopra e sotto il viadotto, ed è in questo mese che il pool di periti della struttura commissariale cercherà di capire quando e come fare entrare i cittadini sfollati nelle loro case per portare via almeno qualche oggetto. Una sfida “emotiva” che per il sindaco è tutt’altro secondaria e che avrà bisogno di ulteriori via libera dalla procura. Ciò che resta del viadotto Polcevera è “corpo del reato”.

A proposito di indagini, ieri il capo dei pm Francesco Cozzi ha sgomberato il campo da alcune ipotesi che ha definito “deliranti”, tra cui quella dell’attentato. «Sulla base degli elementi noti non risultano evidenze di esplosioni né sono state trovate bombole di acetilene – ha affermato – si parla di lampi e di fulmini ma non di esplosioni».