Nell’ambito del Grande Progetto Pompei approvato dalla Commissione Europea e sulla base delle indicazioni fornite dal Consiglio superiore per i beni culturali durante la presidenza di Andrea Carandini, la Direzione Generale per le Antichità ha elaborato il Piano della Conoscenza, finalizzato alla realizzazione di un «sistema logico» in grado di raccogliere e gestire le conoscenze attuali pertinenti al sito archeologico di Pompei. Più in particolare, si tratta della messa a punto di un apparato informativo che – integrando i dati tecnico-descrittivi con quelli geografici e cartografici – consentirà di analizzare le componenti archeologiche ed architettoniche della città antica, valutandone lo stato di conservazione e di degrado, allo scopo di scongiurare gli ormai famigerati crolli e attuare una salvaguardia programmata con controlli ispettivi periodici.

Gli esiti delle gare d’appalto, lanciate nella primavera 2014, hanno visto l’Università di Salerno quale vincitrice del Lotto 2, il quale comprende 9 insulae della Regio II e un’area monumentale extra moenia, per un totale di 97500 mq. In tale spazio sono racchiusi edifici residenziali periurbani e le necropoli portate alla luce in corrispondenza delle principali vie di accesso alla città e limitrofe alle porte urbiche.

La Regio II si distingue in particolare per la presenza di terreni che al momento dell’eruzione del 79 d.C. erano utilizzati come giardini e vigneti, e per alcune sontuose residenze meglio conosciute come «ville urbane». È il caso, ad esempio, della domus di Octavius Quartio, di quella della cosiddetta Venere in Conchiglia – già danneggiata da una bomba caduta su Pompei nel 1943 – e dei Praedia di Iulia Felix, una «proprietà immobilare» del I secolo d.C., tra le cui rovine emerse un’epigrafe, ora conservata al Museo di Napoli, col contratto di locazione.

L’area d’indagine del Lotto 2 comprende anche l’estremità sud-orientale della città, dove si trovano la Palestra Grande – legata alla formazione della iuventus locale e sede del culto imperiale – e l’anfiteatro, la cui dedica risale al 70 a.C. Mentre le principali necropoli di Pompei, situate presso Porta Nocera e Porta Ercolano, sono state oggetto di studi meticolosi, il settore suburbano – occupato da ville rustiche e di lusso – è stato solo parzialmente indagato. La più nota è la Villa dei Misteri, scavata e pubblicata da Amedeo Maiuri negli anni Trenta e di recente oggetto di alcuni interventi di restauro non ancora conclusi. Del Lotto 2 fanno parte, infine, le Terme Suburbane, uno stabilimento di modeste dimensioni ubicato all’esterno di Porta Marina, portato alla luce negli anni Settanta-Ottanta del Novecento e ancora sostanzialmente inedito. L’Università di Salerno – consorziatasi con la Zollet Service S.C., il Centre Jean Bérard di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, si è aggiudicata la gara per il Piano della Conoscenza con un budget di 677.000 euro al netto di Iva, battendo la concorrenza grazie ad una forte offerta tecnica e con un ribasso congruo e giustificabile. Angela Pontrandolfo, docente di Archeologia e Storia dell’Arte Greca presso l’ateneo salernitano e responsabile scientifico del progetto, afferma: «Abbiamo ritenuto opportuno partecipare a questa gara perché come laboratorio interno al Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (Dispac), ci siamo sempre cimentati in attività esterne di scavo o survey. Operiamo anche nell’ambito dell’archeologia preventiva, con azioni legate in gran parte alla Soprintendenza tramite forme di convenzione. Questo dinamismo ci ha permesso, inoltre, di promuovere due missioni all’estero, in Acaia (Grecia continentale, ndr) e a Festòs (Creta). In passato siamo stati impegnati nel restauro e nella messa in sicurezza del sito etrusco-sannitico di Fratte così come attualmente collaboriamo alla valorizzazione delle mura di Paestum, una delle più importanti città della Magna Grecia. Grazie a tutte queste attività abbiamo maturato il fatturato che ha consentito alla nostra Università – con una delega del Rettore concessa al Direttore del Dispac Mauro Menichetti – di essere equiparati a una Società Privata».

Il lavoro dell’équipe coordinata dalla stessa Pontrandolfo consisterà nel rilievo digitale dei monumenti tramite laser, scanner e droni e nell’elaborazione dei dati tramite software di restituzione tridimensionale in via di sperimentazione.

La squadra sarà composta da una ventina di membri scelti tra i docenti e gli assegnisti di ricerca del Dispac. Del team faranno parte anche ingegneri, architetti, topografi, restauratori e geologi. L’ateneo salernitano – classificatosi primo in Italia per l’Archeologia secondo la valutazione di Qualità della Ricerca relativa agli istituti vigilati dal Miur – è anche intenzionato a coinvolgere nel progetto gli studenti già laureati, che potranno così effettuare a Pompei un tirocinio altamente formativo. «Un’archeologia che riconosca tutte le specificità ma in un quadro globale – continua Angela Pontrandolfo – è mio parere la formula vincente. La cooperazione, infatti, deve sostituirsi alla competizione in una visione olistica che sappia coniugare non solo capacità diverse e complementari fra loro ma anche ricerca, territorio e impresa». «È però fondamentale – aggiunge la Presidentessa della Consulta degli Archeologi – che sia l’archeologo che detiene il sapere a governare i processi tecnici, affinché il risultato sia un effettivo e duraturo contributo alla conoscenza».

Aspettiamo dunque fiduciosi l’avvio del nuovo piano, che dovrebbe compiersi in circa dieci mesi, con la speranza che dopo crolli e commissariamenti possa davvero aprirsi per Pompei il tempo della «cura», il quale restituisca al sito la dignità di patrimonio storico-archeologico che gli spetta e all’Italia una nuova prospettiva di sviluppo turistico finalmente basato sulla qualità dell’offerta culturale.