Dopo una giornata passata a rincorrersi l’un con l’altro, alla fine è arrivato il verdetto: il conservatorismo business friendly di Platforma obywatelska (Piattaforma civica, Po) ha avuto la meglio sul conservatorismo nazionalista di Prawo i sprawiedliwosc (Legge e giustizia, Pis). Donald Tusk contro Jaroslaw Kaczynski, destra europeista contro destra euroscettica.

È dal 2007 che la politica polacca è ferma su questo binario, la partita elettorale si è sempre giocata a destra. Ecco i numeri: Po 32,13%, Pis 31,78%. Il partito del premier polacco aggiunge così un altro tassello al triplete elettorale, e cala il poker. Con quella di lunedì sono 4 le vittorie di fila inanellate sempre a scapito di Kaczynski: politiche 2007, europee 2009, politiche 2011, europee 2014. Mai però come in questa tornata elettorale, Pis si era tanto avvicinato in termini di consensi a Po. Un testa a testa che sarà il leitmotiv per tutto l’anno a venire, visto che nel 2015 si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento e Jaroslaw Kaczynski ha intenzione si superare l’avversario in volata.

Tornando alle europee, l’affluenza è stata del 23,82%, in linea con i risultati del 2009 (24,53%). Se si vuole cercare un vincitore, allora il re dei consensi in Polonia è l’astensionismo. Emblematico un servizio andato in onda sul canale all news Tvn24, nel quale un giornalista «inviato» nelle spiagge del baltico chiedeva ai bagnanti: «Lei preferisce bagnarsi i piedi nel mare freddo piuttosto che andare a votare?». Risposta: «Certo che sì, chi dovrei andare a votare se non c’è nessuno che mi rappresenta?». È questo il vero dramma della politica polacca, un vuoto di rappresentanza enorme che i partiti tradizionali non riescono a colmare, men che meno la sinistra, incapace di rinnovarsi e offrire all’elettorato un’alternativa credibile.

Gli ex comunisti di Sojusz lewicy demokratycznej (Sld) hanno preso il 9,44%, distante anni luce dal tandem conservatore Po-Pis, che da soli hanno cannibalizzato quasi il 64% dei consensi. Aver messo a capo del partito Leszek Miller (68 anni a luglio), ex primo ministro, uomo d’apparato e di nomenklatura, non ha certo contribuito a calamitare l’attenzione dei giovani e dei «delusi». Sarà sempre troppo tardi il momento in cui decideranno di darsi una svegliata. Tuttavia, il vero flop di questa tornata elettorale è stato quello di Europa plus, un cartello elettorale di centro-sinistra in cui erano confluiti Ruch Palikota – il movimento politico anticlericale e libertario di Janusz Palikot, terza forza parlamentare col 10% – e molti transfughi di Sld, compreso l’ex presidente della repubblica Alexander Kwasniewski. Europa plus si è fermata al 3,58%, al di sotto della soglia di sbarramento e quindi fuori dal parlamento europeo. Troppi «ex» presenti nelle liste e poca sostanza. Se si voleva dare un’immagine nuova e di rottura rispetto al vecchio panorama politico, non era certo la faccia di Kwasniewski a rappresentarla. Bocciati, meglio ripartire dai fondamentali. La vera sorpresa, invece, è stata l’affermazione di Nowa prawica (Nuova destra, Np), il movimento fondato dal sempiterno ed eclettico Janusz Korwin-Mikke. Col 7,15% dei voti vola a Bruxelles dove reciterà il mantra che ripete dal primo giorno che ha messo piede in politica: «Liberalismo e moralismo». Monarchico, filosofo, matematico dal linguaggio forbito e dalla dialettica tagliente, la sua visione del mondo è riassumibile in un suo celebre discorso: «Le donne sono intellettualmente inferiori agli uomini e non bisognerebbe farle votare. Del resto, essendo monarchico, il voto non servirebbe a nessuno perché sarebbe il sovrano a regnare per grazia divina».