Il banchiere centrale Marek Belka che chiede la testa del ministro delle finanze Jacek Rostowski, guarda caso avvicendato. Il ministro degli esteri Radoslaw Sikorski che, parlando con Rostowski, descrive sconciamente il rapporto tra il suo paese e l’America come un atto di continua genuflessione.
Sono questi i due file, tra quelli pubblicati recentemente dal settimanale Wprost, che dominano le cronache polacche e lacerano le carni della Piattaforma civica (Po), il partito del primo ministro Donald Tusk, al potere dal 2007.

Ci si chiede chi e perché abbia passato a Wprost queste intercettazioni, ci si domanda se possano minare l’immagine di Tusk al punto da portare a una svolta politica (nei giorni scorsi è balenata la possibilità di arrivare addirittura a elezioni anticipate, mentre il premier Tusk ha definito un «reato» la pubblicazione delle intercettazioni.

Ne abbiamo discusso con Carla Tonini, a lungo docente all’università di Bologna e a lungo impegnata nella ricerca sulla Polonia.

Che portata ha questo scandalo?

La Polonia non è nuova a cose del genere. Dopo l’89 l’uso del dossieraggio ha fatto parte della battaglia politica e colpito molti politici, incluso Lech Walesa. Il fenomeno è stato molto diffuso fino all’ingresso in Europa.

Poi è andato diradandosi, in concomitanza con il periodo di sviluppo vissuto dal paese. Adesso la scena si ripete, con una congiuntura che è di crescita ma evidenzia squilibri e con una coalizione che, dopo due mandati, sconta un fisiologico calo di consenso, oltre a una certa litigiosità interna.

La differenza, in ogni caso, è che una volta le accuse si costruivano sulla base della collaborazione con il regime comunista. Ora il discorso è diverso. D’altro canto Sikorski e Rostowski, personalità centrali, in questo affaire, non hanno mai avuto legami con il comunismo, essendosi formati all’estero. Credo anzi che proprio questo sia il piano su cui chi ha diffuso i file voglia insistere.

In che senso?

Rostowski e Sikorski sono, come dire, «polacchi stranieri». Il primo è nato e ha vissuto a lungo a Londra. Il secondo è stato diversi anni negli Stati Uniti. Rostowski ha origini ebraiche. Come quelle di Anne Applebaum, la giornalista americana che Sikorski ha sposato. Sembra come se l’intenzione sia quella di discreditare il governo andando a colpire questi due uomini in virtù delle loro caratteristiche biografiche e anagrafiche. S’intravede una sorta di rivalsa contro il «forestiero».

C’è chi afferma che le intercettazioni siano orchestrare dai russi, complice l’approccio polacco alla questione ucraina.

La Russia ha molte altre leve con cui influenzare la politica a Varsavia. Basta pensare al solo tema dell’energia. La dipendenza polacca da Mosca è fortissima. Ci vedo piuttosto, anche sulla scorta di quanto detto prima, una possibile manovra dei servizi. Teniamo presente due fattori. Da una parte la Piattaforma civica non è mai riuscita a controllare alcuni settori, uno è l’informazione.
Dall’altra, il partito è lacerato al suo interno. Si manifesta una tensione tra l’ala liberale-liberista e quella conservatrice.

Sikorski, nelle intercettazioni, parla in sostanza di un vassallaggio polacco verso Washington.

Negli anni ’90 la Polonia, ma in generale tutto l’Est, è stata molto atlantista. Poi, vuoi perché l’opinione pubblica ha espresso riserve e vuoi perché gli americani hanno rimodulato al ribasso il progetto sullo «scudo stellare», il rapporto è calato d’intensità. Ora Varsavia è tornata a cercare la sponda statunitense. In parte è costretta, se non altro perché l’Europa, davanti alla crisi ucraina, che tocca gli interessi e le corde dei polacchi, ha mostrato scarsa consistenza.

Tusk ha appena ricevuto la fiducia parlamentare, ma non pare brillare per quanto riguarda un consenso generale. Crede che quando si andrà alle urne, in anticipo o meno sulla fine della legislatura, nel 2015, la Piattaforma civica cederà il passo?

Difficile fare previsioni. Anche perché è complicato individuare chi potrebbe succedere a Tusk.
Il primo ministro ha accentrato molto, s’è circondato di persone di sua fiducia. Non ci sono alternative forti, al momento, nel partito.

Sull’altro fronte, quello di Diritto e Giustizia (PiS), la formazione conservatrice di Jaroslaw Kaczynski, stesso discorso. L’elettorato non ha molte scelte. A mio avviso la Piattaforma civica, con o senza Tusk, potrebbe comunque riconfermarsi al potere.