Gli insegnanti polacchi capitolano dopo 19 giorni di sciopero con un tasso di partecipazione vicino al 80% in molti istituti scolastici. Ieri è stato l’ultimo giorno di agitazione da parte dei docenti iscritti al Sindacato degli insegnanti polacchi (Znp). Eppure i rappresentanti di categoria non sembrano aver abbandonato le loro rivendicazioni: «Al premier Morawiecki, diamo tempo fino a settembre per presentarsi con una proposta concreta», ha tuonato Slawomir Broniarz che ricopre la carica di presidente dello Znp da vent’anni. Affermazioni che prefigurano piuttosto una tregua che potrebbe già finire con il prossimo rientro a scuola.

«DA OGGI ENTRIAMO in una nuova fase ancora più difficile. La serrata è sospesa ma non firmiamo l’accordo sottoscritto da Solidarnosc», sono queste le parole usate da Broniarz per giustificare l’armistizio «a tempo determinato» che non è piaciuto a tutti i membri del sindacato i quali invece speravano di andare avanti nonostante gli esami di maturità siano ormai alle porte. I docenti non rappresentati dallo Znp sono invece quasi tutti iscritti alla famosa sigla di Solidarnosc vicina ormai da diversi anni al governo della destra populista di Diritto e giustizia (PiS).

La storia sembra ripetersi dopo la primavera del 1993 quando i docenti non ottennero nessuna concessione dal governo sull’aumento degli stipendi nonostante un tasso d’inflazione che si attestava intorno al 30% nei durissimi anni della transizione al capitalismo. Una percentuale che coincide con quella dell’aumento richiesto in queste ultime settimane dallo Znp. La proposta dello Znp di un ritocco sostanzioso verso l’alto da ripartire in due rate era stata ignorata dalla ministra dell’Istruzione polacca Anna Zalewska che ha continuato a fare orecchie da mercante approvando un aumento del 15% accettato invece da Solidarnosc.

SONO TRASCORSI 25 ANNI ma in Polonia le categorie professionali in agitazione continuano a non aver diritto ad una retribuzione durante i giorni di sciopero. Per motivi di sopravvivenza gli insegnanti avevano deciso allora di assentarsi a rotazione per garantire entrare minime a tutti i partecipanti durante la protesta. Questa volta almeno hanno ricevuto la solidarietà delle amministrazioni cittadine, soprattutto nei grandi centri del paese, che non sono controllati dal PiS.

I sindaci di Varsavia, Poznan, Lodz e di molte altre città hanno messo a disposizione degli scioperanti dei fondi speciali da erogare in indennità e bonus. A Danzica, città culla di Solidarnosc che ha dovuto fare i conti quest’anno con il tragico omicidio del suo primo cittadino Pawel Adamowicz, la giunta comunale potrebbe invece spalmare su un anno le trattenute sullo stipendio per le ore non lavorate rendendo così meno amara la pillola a chi si era astenuto dal lavoro nei giorni scorsi.

«Non ci siamo resi conto della profondità dei cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi 30 anni nell’ambiente degli insegnanti e neanche del fatto che lo Znp sia diventato uno strumento di lotta politica intransigente, una propaggine dell’era comunista e delle attività che hanno di mira la polonità», ha dichiarato il falco del PiS ed ex ministro degli esteri Antoni Macierewicz. Ma la sospensione delle proteste rischia di essere soltanto una vittoria di Pirro per il partito fondato dai gemelli Kaczynski. Gli elettori moderati dei piccoli e medi centri potrebbero infatti punire l’intransigenza mostrata in quest’occasione dal PiS già alle prossime elezioni parlamentari previste in autunno.