La maggioranza della destra populista Diritto e giustizia (PiS) ha vinto le elezioni amministrative polacche ma le grandi città restano inespugnabili per la formazione fondata dai fratelli Kaczynski: è questo il verdetto delle urne che ha visto un’affluenza record destinata a superare la soglia del 50%, un dato mai registrato dalle prime elezioni libere del 1989. Ma è lo status quo il vero trionfatore al primo turno, il tutto nonostante la vittoria del PiS ai sejmiki, le assemblee regionali i cui seggi sono assegnati con il metodo proporzionale. Il partito al potere in Polonia dal 2015 ha ottenuto circa il 32% delle preferenze a livello nazionale, registrando un +5% rispetto alle ultime amministrative senza tuttavia riuscire a conquistare i maggiori centri del paese che resteranno nelle mani di sindaci indipendenti o espressione della Coalizione civica (Ko), un’alleanza composta dai liberali di Moderna dell’economista Ryszard Petru, di Piattaforma civica (Po) del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dalla Sinistra unita della leader Barbara Nowacka.

Non sarà ballottaggio a Varsavia dove la neonata coalizione ha superato il 50% dei voti al primo turno. Nella capitale il candidato della Ko Rafal Trzaskowski ha sconfitto senza troppe difficoltà il rivale del PiS e sottosegretario alla Giustizia Patryk Jaki, a dispetto di una campagna elettorale faraonica sostenuta in prima linea dal numero uno del partito Jaroslaw Kaczynski. Jaki sperava di cavalcare l’ondata di indignazione per la cosiddetta afera reprywatyzacyjna, uno scandalo di compravendita immobiliare legato alla privatizzazione dei beni nazionalizzati dal governo comunista nel 1945. Un episodio che aveva fatto vacillare negli ultimi tempi la giunta della sindaca uscente Hanna Gronkiewicz-Waltz, allora eletta tra le file del Po. In città come Poznan e Lodz la debacle del PiS è stata totale mentre i candidati sindaci indipendenti hanno confermato la loro forza alle urne. E il caso di Danzica dove il sindaco uscente ed ex-membro del Po Pawel Adamovicz ha sconfitto Jaroslaw Walesa, figlio di Lech, leggendario sindacalista di Solidarnosc. Lo spoglio procede a rilento ma è molto probabile che non ci sarà bisogno di un secondo turno nemmeno a Breslavia dove Jacek Sutryk dovrebbe evitare il ballottaggio con il PiS. Non è il caso di Cracovia dove l’indipendente Jacek Majchrowski che governa la città dal 2002 si ritroverà tra due settimane in un testa a testa con la candidata del PiS Malgorzata Wassermann. Ancora una volta il Partito popolare polacco (Psl) si conferma la terza forza del paese a livello provinciale e regionale con il 16% delle preferenze.

Si tratta di un buon risultato per la formazione ruralista tradizionalmente capace di ottenere consensi proprio in occasione delle elezioni amministrative. Il Psl, al quale il PiS contava di rubare voti nelle giunte provinciali, e la coalizione dei liberali potrebbero creare un “cordone sanitario” intorno al PiS e mettere all’angolo il partito di Kaczynski nei 9 sejmiki conquistati dalla maggioranza tutti nel sud e nell’est della Polonia. Dopo il secondo turno delle amministrative i polacchi torneranno alle urne per le elezioni europee di fine maggio 2019. Si tratta di un altro banco di prova importante per il PiS che spera di sfruttare il sentimento antieuropeista del proprio elettorato anche alla luce della interminabile querelle diplomatica tra Bruxelles e Varsavia sullo stato di diritto in Polonia. Proprio la settimana scorsa la Corte europea di Giustizia ha deciso di chiedere la sospensione immediata della riforma della Corte suprema in Polonia.