Con una ciotola di riso che fa da nascondiglio o da conca per navigare e un ago come spada per affrontare il mondo dei «grandi» il minuscolo Issun Boshi (il suo nome significa «alto tre centimetri») se ne va per il mondo, a tentare di crescere nonostante la statura lillipuziana che lo caratterizza. Questo pollicino giapponese, che condivide anche con il Kiriku africano che ci ha fatto conoscere Ocelot nel suo film di animazione, un’intelligenza eccezionale e la capacità di risolvere situazioni che un adulto, con la sua goffaggine e rigidità mentale, non riuscirebbe mai a districare, è un bambino destinato a un futuro radioso. Ma, un po’ come era accaduto anche al suo fratellino europeo che viene abbandonato nel bosco dai genitori indigenti, il mini-ragazzino dovrà cavarsela da solo.

Potentissima metafora della crescita e dell’indipendenza, del passaggio dall’invisibilità (fisica) alla prestanza (anche psicologica), Issun Boshi va alla conquista del suo posto nel mondo. E questa volta lo fa guidato dai meravigliosi disegni di Icinori – tandem di illustratori, stampatori, editori, lui francese, Raphael Urwiller, lei giapponese, Mayumi Otero – e sbarca sulle coste italiane attraversando le pagine di un albo pieno di grazia, edito da Orecchio Acerbo (pp. 32, euro 16,50, traduzione di Paolo Cesari). La casa editrice, infatti, con una scelta felice, ha deciso di festeggiare la sua centocinquantesima pubblicazione viaggiando intorno al Sol Levante con l’ausilio di un classico evergreen che ha incantato piccoli e grandi di più generazioni . Issun Boshi, infatti, appartiene al genere popolare dei «racconti per diletto»  (otoginabashi), tramandati soprattutto per tradizione orale, poi immortalati fin dal Settecento nelle stampe degli artisti. Racconta la leggerezza dell’ambizione e sfodera l’energia inesauribile dell’infanzia come unica arma per combattere e vincere sull’«orchitudine». Per il Pollicino dagli occhi a mandorla, la cattiveria personificata nella creatura spregevole e bugiarda farà capolino in un rigoglioso bosco; per altri suoi coetanei, si trova proprio dietro l’angolo di casa.

La storia comincia con un desiderio: quello di una coppia un po’ in là negli anni che vuole un figlio, anche piccolissimo, purché nasca in fretta. Ed eccoli accontentati i due sposi, con quel «soldo di cacio» che presto imparerà a cantare e a danzare, deliziando passanti e ricchi signori, fino a conquistare l’amicizia di una attraente principessa, contentissima di avere come compagnia «una bambola che sa leggere e pensare». C’è un problema, però: il romanzo di formazione necessita di un ostacolo, una prova da superare. Qui ne troviamo due: una è palese – l’orco che rapisce la fanciulla e va sconfitto con l’astuzia – l’altra è più interiore: come fa un esserino che non cresce a piacere a una donna fatta? Non temete, Issun Boshi ha le sue risorse. E sa come farsi guardare con occhi scintillanti dalla sua amata.