Quello che è accaduto ieri a Terni in occasione della manifestazione promossa dalle Rsu e dei lavoratori delle acciaierie ex Thyssen, la più grande e importante fabbrica cittadina, difficilmente potrà svanire come un fatto di cronaca tra gli altri. La città e la fabbrica sono le stesse in cui, nel 1949, proprio un operaio delle acciaierie fu assassinato dalla «Celere» di Scelba mentre manifestava contro l’ingresso dell’Italia nella Nato. Scelba non c’è più, e l’operato delle forze dell’ordine stavolta ha avuto un epilogo di gran lunga meno drammatico rispetto all’illustre precedente, ma non per questo meno eclatante.

Le rappresentanze sindacali della fabbrica del gruppo Ast (Acciai Speciali Terni), da diverso tempo impegnate nella trattativa che presiede alla vendita del sito produttivo, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza cittadina sullo stato di incertezza relativo alla cessione dell’Acciai Speciali hanno indetto, come già altre volte, una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica. Si direbbe ordinaria amministrazione in quella che è una città di 113 mila abitanti in cui le acciaierie contano complessivamente oltre 5 mila occupati, eppure le cose sono andate ben diversamente.

Il corteo dei lavoratori, composto da circa 500 manifestanti, parte dalle portinerie della fabbrica. In prima fila, tra le numerose personalità politiche e sindacali presenti, il sindaco di Terni, Leopoldo di Girolamo, il senatore ternano Gianluca Rossi e i segretari provinciali delle organizzazioni sindacali. La manifestazione segue il copione senza nessun tipo di problema, e si avvia pacificamente verso la stazione di Terni, dove i sindacati avevano previsto, dandone preventiva e informale comunicazione alla questura, come sempre si fa in questi casi, una breve e simbolica occupazione dei binari. Tutto fila liscio e in ordine, senza la minima avvisaglia di quello che sarebbe successo di lì a poco, fino a quando il corteo non arriva nei pressi della stazione, dove quello che i manifestanti si trovano davanti, sindaco in testa, è uno scenario quanto mai insolito, che in molti fanno fatica a capire.

«La stazione – raccontano alcuni partecipanti – era presidiata militarmente dalla mattina» e ad accogliere il corteo, all’ingresso della grande rotonda davanti alla stazione – dove campeggia una enorme pressa proveniente proprio dalle acciaierie – provvede un imponente cordone di polizia. I lavoratori avanzano verso la stazione camminando tranquilli, e subito parte la prima carica, che si conclude con un capoturno con la testa spaccata. Nonostante la prima improvvisa carica, la manifestazione prosegue verso i binari, oltrepassando ai lati il cordone della polizia. I poliziotti a quel punto ripiegano verso la stazione e, come racconta un sindacalista, su espresso ordine del dirigente del reparto mobile di Terni, nel dirigersi verso la stazione caricano nuovamente i manifestanti, tranquillamente e pacificamente avviati verso i binari.

Dopo la seconda carica, quella che si viene a creare è una situazione in cui si trovano da una parte la polizia a presidiare la stazione, dall’altra i lavoratori che premono per entrare e nel mezzo, in testa al corteo, le autorità politiche e sindacali. La terza carica arriva alla minima pressione dei manifestanti, che tentano di entrare in stazione con le mani alzate per eseguire il preventivato simbolico blocco dei binari, e si conclude con due punti di sutura alla testa per il Sindaco di Girolamo – l’immagine ha già fatto il giro del web – e numerose manganellate elargite dalle forze dell’ordine, provenienti da fuori città, a numerosi esponenti sindacali. A quel punto il segretario della Fiom – Cgil di Terni, Claudio Cipolla – anche lui manganellato – riesce a ottenere la preventivata trattativa con il vice-questore, e l’occupazione dei binari può finalmente avere luogo. Uscendo lo stesso Cipolla fa notare al vicequestore che sarebbero potuti arrivare a concordare l’occupazione dei binari anche senza le cariche, il cui unico effetto sembra essere stato solo l’aver esasperato gli animi in vista della prossima manifestazione operai,a prevista per martedì 18 giugno, a cui alcuni lavoratori, in seguito alle cariche subite, promettono di presentarsi con casco e bastoni. Nel frattempo, la Cgil ha chiesto le dimissioni del questore.

Scelba non c’è più. Eppure i metodi per creare tensione dove proprio non ce ne sarebbe bisogno sembrano sempre gli stessi.