Formare la polizia contro l’omotransfobia, e offrire nelle questure a tutti i cittadini un’accoglienza diversa, più moderna e aperta: il Silp Cgil inaugura il primo sportello contro le discriminazioni di genere, orientamento e identità sessuale, verrà gestito a Genova da una agente specializzata, ma l’obiettivo è di istituirne in tutta Italia. Evelina Argurio è una collaboratrice tecnica della polizia, non fa servizio in strada, ma ha la dotazione d’arma e indossa la divisa: spiega che inizialmente il front office sarà rappresentato da una mail, a cui potrà scrivere chiunque voglia chiedere informazioni o assistenza. E’ laureata in scienze politiche, con una tesi sulle famiglie omogenitoriali, e ha conseguito un master su Studi di genere e politiche di parità all’università di Valencia.

«Cominciamo con una mail – spiega Evelina al manifesto – per una questione di privacy. Se sarà necessario, incontreremo la persona che chiede assistenza in questura, presso il nostro ufficio sindacale, alla Cgil di Genova o in un’altra sede. Valuteremo caso per caso la via da intraprendere, anche con i legali delle associazioni lgbti. Il problema è offrire un’immagine meno stereotipata della polizia: è ancora radicata la convinzione che per la discriminazione di genere o di identità sessuale non si riesca a trovare ascolto. L’ultimo rapporto di Ilga Europe, su dati del 2013, spiega che solo l’11% delle vittime di omotransfobia si rivolge alle forze dell’ordine mentre il 79% chiede aiuto alle associazioni. Il riconoscimento pubblico ottenuto con l’approvazione delle unioni civili aiuterà a fare passi avanti sul piano culturale, ma sarebbe utile anche che si sbloccasse la legge contro l’omotransfobia: renderebbe più mirato l’intervento delle autorità».

La mail a cui ci si può rivolgere è controlediscriminazioni.silp@gmail.com. Evelina precisa che lo sportello è per tutte le vittime di discriminazione: «Possono chiederci informazioni o assistenza famiglie che abbiano un figlio colpito da atti di bullismo o chi ha subito mobbing o stalking. Donne che hanno difficoltà a raccontare le molestie dell’ambiente familiare o lavorativo, disabili fatti oggetto di violenza o prepotenze. Il nostro può essere considerato un primo approccio per ottenere ascolto, ovviamente resta centrale il canale della denuncia tradizionale». Allo sportello potranno rivolgersi gli stessi poliziotti e poliziotte che subiscono discriminazione o molestie, ma la Cgil si pone un obiettivo ancora più ambizioso: formare gli agenti al contrasto dell’omotransfobia.

Sulla formazione la questura più avanzata è quella di Firenze, dove ieri – in collaborazione con l’Oscad, l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori – si è tenuta una giornata di aggiornamento professionale dal titolo «Discriminazione e genere, anche nell’ambiente di lavoro. Le difficoltà maschili nella modernità». E’ la seconda di questo tipo nel capoluogo toscano, l’unico dove si è potuto parlare finora di tematiche lgbti durante le ore disponibili per la formazione degli agenti in servizio. Il Silp, sempre ieri, ha tenuto una conferenza di sensibilizzazione con le associazioni lgbti, il segretario generale Daniele Tissone e Maria Gigliola Toniollo, Ufficio nuovi diritti Cgil. «Le discriminazioni, soprattutto all’interno delle forze armate e dei corpi militari dove le rappresentanze sindacali non sono presenti, sono molto forti – ha spiegato Tissone – Vogliamo dare un contributo al dibattito in corso in Italia cercando di individuare soluzioni concrete».

Ma nelle questure e tra gli agenti è ancora molto forte il sessismo? «Non voglio eludere la delicatezza della domanda – risponde Evelina Argurio – ma devo dire che si ritrova la stessa percentuale di eterosessismo e di omofobia che si può riscontrare generalmente nella società. E’ chiaro che il nostro sforzo è quello di accelerare un cambiamento culturale, e di mutare la percezione che i cittadini hanno delle forze dell’ordine. Sono in polizia dal 2001 e da allora le cose sono cambiate, alcuni agenti stigmatizzano le battute pesanti dei colleghi: io quando ne sento una tendo a sdrammatizzare, e comunque a far comprendere che è sbagliata. Dobbiamo tutelare tutti, e credo che in questa fase l’anello più debole sia rappresentato dalle persone trans, vittime di forti discriminazioni».