Dopo il parossistico linguaggio di Caffettiera blu, Bluemotion con Settimo cielo avanza nella scoperta di Caryl Churchill, ottantenne drammaturga britannica, poco conosciuta in Italia, ma altrove apprezzata per le sue pièce fortemente legate alle tematiche femminili e alla liberazione sessuale in una visione critica della società capitalista. E per questo nuovo spettacolo il collettivo dell’Angelo Mai, con la guida registica di Giorgina Pi, si fregia del sostegno del Teatro di Roma, che ne ha ospitato il debutto a India (fino al 25 febbraio), creando una cassa di risonanza per la pubblicazione a cura di Paola Bono della seconda raccolta dei testi di Churchill (Editoria & Spettacolo).

Scritto nel 1979 per il Join Stock Theatre Group di Londra, con Settimo cielo l’autrice compone una piccola e divertente saga familiare, che dall’Africa coloniale del 1879 salta nella città del Big Ben cent’anni dopo, concentrando l’attenzione sulle politiche del sesso a uso del potere, di cui restano tangibili i retaggi culturali nel nostro presente. In uno spazio occupato da pochi elementi scenografici si muove una famiglia vittoriana, nella quale, per accentuare la degenerazione del potere patriarcale e colonialistico, la madre en travesti redarguisce il figlio maschio – interpretato da un’attrice – perché gioca con le bambole, mentre il servo nero è un attore biondo e il macho esploratore si rivela gay al un costernato pater familias.

Ne gode la brava compagine di questo intreccio esilarante, che approda in un punkeggiante parco londinese, tra coppie aperte e amori lesbo, denunciando però quanto sia ancora lungo il processo di liberazione sessuale.