«Non ho nessuna intenzione di demolire il contratto nazionale» ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti replicando alle osservazioni critiche del presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. Dopo avere assicurato, domenica sul «Sole 24 ore», che intende legare i «salari agli obiettivi», Poletti è tornato alla prima formulazione «arendtiana» della sua tesi: «Non ho mai pensato di abolire l’orario di lavoro» – ha aggiunto – ma non può essere l’unico elemento che relaziona la persona alle cose che fa». Bisogna considerare l’«opera», ma questo concetto viene declinato in termini di prestazioni eterodirette e produttività aziendale dei dipendenti e non nel senso più ampio di libertà e autonomia nel lavoro e nella società da parte di tutti i lavoratori. Filippo Taddei, responsabile economico Pd, ha confermato che il governo presenterà «all’inizio dell’anno due disegni di legge, quello sul lavoro autonomo (Jobs Act degli autonomi) e quello sul cosiddetto lavoro agile (smart working)».