«Il giudice Scott Gordon ha deliberato che la mozione dell’imputato e le relative richieste sono state rifiutate». L’imputato è Roman Polanski, mentre Scott Gordon è il giudice della corte superiore della contea di Los Angeles al quale il regista e il suo avvocato Harland Braun avevano chiesto la garanzia che Polanski non avrebbe passato altro tempo in prigione se fosse tornato negli Stati Uniti, dopo oltre 40 anni di latitanza, per discutere il suo caso di fronte a una corte.

La richiesta si accompagnava a quella di desecretare la testimonianza resa nel 2010 da Roger Gunson, il vice procuratore distrettuale che si occupò del caso di Polanski negli anni Settanta . Secondo Braun infatti la testimonianza segreta di Gunson avrebbe avallato ciò che Polanski ha sempre detto: che già nel 1978 aveva patteggiato 48 giorni di prigione, da lui effettivamente scontati all’epoca dei fatti.

Nel 1977 Polanski è stato arrestato per lo stupro, avvenuto nella villa di Jack Nicholson, della tredicenne Samantha Gailey, che nel frattempo ha cambiato il suo cognome in Geimer e ha fatto sapere molti anni da di aver perdonato il regista di Rosemary’s Baby. Polanski si era dichiarato colpevole del reato e aveva patteggiato ma alla vigilia della sentenza definitiva – dopo appunto aver passato 42 giorni in prigione – era fuggito in Francia, convinto che il giudice avrebbe annullato l’accordo, condannandolo a un lungo periodo di detenzione.

«Non ci sono basi abbastanza convincenti per riprendere in considerazione questi argomenti», è quanto ha comunicato il giudice Gordon lunedì scorso, mentre già un mese fa la procura della contea di Los Angeles aveva sollecitato Polanski a tornare negli Usa, dove non avrebbe ricevuto un trattamento speciale per il fatto di essere una «ricca celebrità». Secondo l’avvocato del regista la decisione del giudice Gordon non tiene conto «del problema principale»,e cioè la «negligenza» dei precedenti giudici a cui Polanski si era rivolto, accusati di aver deciso in anticipo come deliberare sul suo caso.

In un’intervista Braun ha detto che questa parrebbe «un ulteriore insabbiamento», e che il giudice Gordon ha dimostrato che il sistema giudiziario non è in grado di fare ammenda per gli errori del passato rispetto a questo caso.
La corte di Los Angeles delibererà invece il prossimo 26 aprile sulla richiesta di desecretare la testimonianza di Roger Gunson. Intanto, ha detto ancora Braun, «abbiamo un imputato di 83 anni e un caso di 40 che ancora perdiamo tempo a discutere in tribunale».