Sono tornate le creature inventate da Satoshi Tajiri nella loro dimensione originale, quella dello schermo di una console portatile di Nintendo e nella forma ludica di un gioco di ruolo a turni profondo, a tratti davvero impegnativo e lunghissimo nella sua miscela tra esplorazione, narrazione e sfida strategica. Senza nulla togliere al fenomenale Pokemon Go, al cui successo mostruoso e meritato si deve tra l’altro un incremento consistente delle vendite di Sole e Luna, quest’ultima opera di Game Freak per 3DS ci riporta in una dimensione fantastica che instaura con il giocatore un dialogo più intimo e domestico, trasformando i due schermi della piccola console portatile in una finestra aperta verso un altro mondo fantastico invece di adattarlo per proiettarlo nella realtà, come è riuscita in maniera straordinaria l’invenzione per smart-phone di Niantic. Quindi siamo di nuovo noi che torniamo a migrare verso l’altrove in cerca di creature favolose, ancora una volta “spiriti” nella macchina in una terra di pixel, viaggiatori in una numerica realtà parallela edificata sulle fondamenta del videogioco puro nella quale i Pokemon sono gli abitanti del loro proprio ecosistema e noi giocatori gli alieni. Sperimentiamo un sentimento di trasfert nel virtuale che risulta amplificato con potenza proprio grazie all’esperienza vissuta con l’applicazione per iOS e Android, dove i mostricciattoli erano viceversa turisti da un altro universo, meraviglianti ombre elettroniche giunte ad arricchire il presente con le loro forme, colori e versi.
In Pokemon Sole e Luna viaggiamo per la regione di Alola, arcipelago la cui fisionomia ambientale rimanda a quella delle Hawai, una delle lande più suggestive nella sua policromatica ed esotica unione tra acque, rocce e flora che abbiamo mai esplorato in un gioco della serie, una terra arricchita dalle architetture minimali o sofisticate delle città e dei villaggi che si allungano fino alle bianche spiagge o sorgono sulle cime di antichi vulcani dormienti.
La trama del gioco potrebbe sembrare ingenua e infantile a chi è abituato ai virtuosismi narrativi di sceneggiature assai più complesse ma mantiene l’incanto di una fiaba e il sentore di una grande avventura universale, godibile da un adulto come da un bambino, cosa assai rara nei videogiochi. Nei panni di un ragazzo (o ragazza, decidiamo il sesso all’inizio del gioco) ci trasferiamo ad Alola e intraprendiamo il nostro viaggio per diventare i campioni della Lega Pokemon avendo tuttavia a che fare con minacce extra-dimensionali e intrighi in un crescendo che trasforma la favola in un’epopea, nel corso della quale la sfida ludica dei “combattimenti” contro gli allenatori rivali diviene sempre più ostica e tattica. E’ dunque vero che a patto di sapere leggere correttamente anche un bimbo di sei anni può completare Pokemon Sole e Luna ma non per questo lo sottovaluti il giocatore adulto, poichè la sua complessità è superiore a molti videogiochi per adulti che ti prendono per mano verso ogni obiettivo e al limite richiedono, talvolta neanche questo, dei buoni riflessi.
Dopo numerose generazioni la fauna dei Pokemon risulta sempre accattivante e sofisticata sia per quanto riguarda i nuovi esemplari che quelli già conosciuti, alcuni dei quali sono mutati nel sembiante poichè si sono adattati all’ecosistema di Alola, come il talpiforme Dugtrio che ha sviluppato una buffa chioma bionda o la pseudo-palma Exeggutor che risulta più imponente grazie alla sua forma snella ed elevata. Ci sono oltre ducento esemplari tra forme di base, evoluzioni e ultra-creature; catturarli tutti per completare il proprio Pokedex è un’impresa che richiede molto impegno oltre alla passione.
Sono trascorsi poco più di venti anni dall’invenzione di Pikachu e compagnia, tuttavia i Pokemon continuano ad avvincere il giocatore e a stregarlo con il loro animalesco, tenero, buffo, misterioso e mestoso carisma. Uno smisurato bestiario di centinaia di creature che va collocato tra le più affascinanti invenzioni fantastiche della storia dell’umanità.